Una Turandot cupa nell’estate 2022 dell’Arena di Verona
La stagione estiva 2022 dell’Arena di Verona ospita nuovamente Turandot, l’ultimo dramma lirico di Giacomo Puccini, tragicamente rimasto incompiuto per la morte del compositore, ma proprio per questo caratterizzato da una storia affascinante. Tra atmosfere cupe e movimenti esotizzanti, lo spettacolo diretto dal maestro Marco Armiliato e con la regia di Franco Zeffirelli è stato un successo.
L’affascinante, ma spietata principessa di Pechino Turandot non vuole prendere marito, così mette in palio la sua mano proponendo tre enigmi, che nessuno riesce a superare, e ogni pretendente è inevitabilmente condannato a morte. Solo un eroe riuscirà nell’impresa, il giovane Calaf. Turandot è stata interpretata da uno dei più grandi soprani del panorama lirico internazionale, Anna Netrebko. Coloro che l’hanno preceduta hanno spesso conferito a Turandot una personalità fredda, ma la Netrebko ha preferito dei gorgheggi passionali ed emotivamente coinvolti. I costumi della principessa, realizzati da Emi Wada, erano sontuosi e luccicanti, degni di una regnante. Il più apprezzato dal pubblico è stato tuttavia Yusif Eyvazov, nel ruolo di Calaf, forse perché ha superato egregiamente l’arduo compito di eseguire il Nessun dorma sul palco dell’Arena di Verona: il pubblico è scoppiato in un applauso non appena il tenore ha cessato di cantare e prima ancora che l’orchestra terminasse di suonare. Proprio di questa romanza, tra le più celebri della storia dell’opera lirica, è stato eseguito un bis. Soave è stato anche il canto di Ruth Iniesta, nei panni di Liù, la cui personalità ben si prestava al ruolo di un personaggio giovane, candido e senza macchia.
La storia della principessa sanguinaria Turandot è molto truce, e il regista ha deciso di enfatizzare tale aspetto, presentando una società ingiusta e rigidamente suddivisa in classi sociali: il coro, diretto da Ulisse Trabacchin, rappresentava la plebe e si aggirava per il palco a schiena china, vestito di stracci e frustato dalle guardie. Omaccioni muscolosi, a torso nudo e armati di sciabole o fruste interpretavano i soldati dell’imperatore, il braccio armato che poneva fine alle vite di coloro che non superavano le tre prove date dagli enigmi. Nel gradino superiore della scala sociale troviamo i cortigiani, impersonati da un corpo di ballo coloratissimo ed esotico coordinato da Gaetano Petrosino. Ai vertici della gerarchia troviamo i ministri: Ping (Gëzim Myshketa), Pong (Matteo Mezzaro) e Pang (Riccardo Rados), oltre al Mandarino (Youngjun Park). L’imperatore e il Principe di Persia sono stati infine interpretati da Carlo Bosi.
Le scene sono state realizzate dal regista Franco Zeffirelli stesso, che ha escogitato una soluzione semplice e funzionale per ottimizzare i cambi di scenografia, ridotti al minimo. Sullo sfondo si trovava un enorme séparé verde acqua scuro, decorato con motivi orientali; quando l’azione si spostava al cospetto dell’imperatore tale divisorio veniva aperto, rivelando una corte dorata che evocava i palazzi della Città Proibita. Nessuno si aspettava che dietro di esso si celasse una simile sorpresa, perciò il pubblico ne è rimasto piacevolmente stupito. Il coro, appartenendo ad una classe sociale inferiore, non ha mai avuto accesso agli ambienti sfarzosi e scintillanti dell’imperatore: ha cantato alla base del palco, spesso in ginocchio o a schiena china, in un nudo ambiente di legno.
L’Arena di Verona non ha bisogno di presentazioni, da decenni rappresenta infatti l’eccellenza della lirica italiana e attira molti appassionati da ogni angolo del globo. Le grandi dimensioni del palcoscenico offrono la possibilità di portare in scena un gran numero di artisti e di realizzare scenografie colossali, rendendo la rappresentazione estremamente suggestiva. L’antico anfiteatro romano sotto le stelle conferisce poi allo spettacolo un’atmosfera molto romantica e unica nel suo genere. Oriente, antichità classica e musica italiana si sono incontrate in un connubio perfetto, facendo viaggiare il pubblico nello spazio e nel tempo grazie a quell’incantesimo chiamato teatro.
Valeria Vite
[…] pubblicato su Modulazioni Temporali. Foto gentilmente concesse dall’Arena di […]