“Ho fatto il classico”: Pierluca Mariti a Torino

Ciao mamma, sono un’insegnante. Mi sono innamorata del padre di una mia allieva, che faccio?
Eh, teso’… gli scrutini.
È il 22 gennaio. Siamo a Torino, il Teatro Colosseo, a San Salvario, è gremito di giovani e categorie derivanti: fidanzati perplessi e genitori curiosi. Ridono anche loro, per certi versi soprattutto loro, perché non sanno cosa aspettarsi, dove si andrà a parare. In prima fila una ragazza ha portato una signora che, a giudicare dall’affetto e dall’intesa, sembra la nonna. Si stanno divertendo come due matte. L’iniziale cipiglio di alcuni padri che accompagnano le figlie adolescenti si scioglie in una risata inconsciamente soddisfatta: dev’essere rincuorante avvicinarsi a una generazione più recente, capire come vive, come si diverte, quali ambiti predilige per dissacrare e cosa invece, col tempo, è divenuto insulto. Sul palco sale Piuttosto Che, al secolo Pierluca Mariti, intrattenitore emerso ormai qualche tempo fa tramite Instagram con la locuzione di cui sopra, storpiata dai nordici che la usano in contesti disgiuntivi invece che avversativi. Ed è con la sintassi nello pseudonimo che il protagonista arriva al suo primo monologo comico: “Ho fatto il classico”. Comico, ma chiaramente con quel sottotesto palpitante di sentimenti del contrario (Pirandello, sì) che rendono le leggerezze degne d’essere considerate e analizzate.
“Ho fatto il classico” è un discorso ramificato, un testo eterogeneo e polifonico che mira alla risata dell’astante per tre quarti del tempo, e il resto son piccole perle, sorprese leggiadre, come la poesia di John Donne del 1611 ,con cui si conclude il tutto: A Valediction: Forbidding Mourning (Un congedo: vietato piangere), dove l’autore racconta la separazione dalla moglie Anne, e di come egli tenti d’impedire che il dolore accompagni questo distacco. Ma prima di arrivare lì Mariti non si risparmia, e non salva niente e nessuno. Una cosa chi gli piace e che gli riesce molto bene è l’accostamento inaspettato, una formula antica e collaudata ma non sempre facile da padroneggiare: non ti ricordi come ci è arrivato, ma sta parlando di Archiloco, e poi lo paragona a Katy Perry. La letteratura e la musica pop s’intrecciano spesso: il titolo, che è la superficie della biografia, cede il passo ad una contemporaneità sfrenata, pazza come solo il presente sa esserlo. E dunque ancora: l’esterna di Angelica e Medoro nel bosco dove incidono i loro nomi: i contenuti di Ariosto e il gergo Mediaset di Maria De Filippi. Poi uno degli apici: l’Inno d’Italia. Goffredo Mameli ci parla della seconda guerra punica, ma come può un calciatore emozionarsi per Publio Cornelio Scipione? Cambiamolo. Mariti propone di sostituirlo con T’appartengo di Ambra Angiolini, di cui presenta un’esegesi personale, impeccabile e grottesca. E ancora: Petrarca recitato col tono e con l’accento Myss Keta, e la confusione che creano gli inglesismi (Riceverai il tutto senza delay! Senza di lei… ma lei chi?). Geniale il modo di raccontare l’evoluzione dei giocattoli: trent’anni fa c’era il Dolce Forno, così simile a un rigassificatore, oggi vendono degli strumenti ecologici che piacciono più agli adulti. Lui per esempio ha preso uno xilofono in legno per il figlio di una coppia di amici. Sulla confezione c’era scritto che aiuta a sviluppare l’udito, la spazialità, il senso del ritmo… e anche il femminismo intersezionale. I trampolini per poi arrivare in direttissima a perculare quella classe agiata di Roma Nord o Brera sono tanti, questo è solo un esempio. Infine, dopo Donne e gli applausi e gli inchini, il format Tell Mama, che sui social gli ha garantito una certa viralità. In pratica, in forma anonima, si può scrivere ciò che si vuole, si può chiedere consiglio o semplicemente raccontare: Mariti risponde, reagisce, commenta, peraltro improvvisando, sempre pronto e senza mai scadere nella serietà. Forse anche perché spesso è impossibile rispondere seriamente: non ci rendiamo conto di quanto siamo strani finché non ascoltiamo le confessioni degli sconosciuti che sono seduti accanto a noi. Sponsorizzata da Durex, questa traccia bonus si unisce a tutti i contenuti esilaranti di Pierluca che si possono facilmente recuperare sul suo Instagram.
A guardarsi attorno dalla sesta fila, la situazione funziona. Si vede che è stata pensata, pesata. Il pubblico è contento, ride e non poco. Il giorno dopo è pieno di video nelle storie della gente. Si è trattato di un’occasione teatrale di tutto rispetto, satirica e frizzante, che si muove sulla falsa riga di grandi nomi come Littizzetto, Guzzanti, Mannino, Cucciari, Brignano, ma con quella spinta millennial che oggettivamente funziona, perché sa di fresco, di giovanile. Per essere un’opera prima, Mariti si è dimostrato capace di intrattenere, e quindi lo attendiamo per nuovi spettacoli.
Intanto “Ho fatto il classico” sarà a Modena e Genova a fine febbraio.
Davide Azzarello