“Ruins”: Spiritualità, Arte, Mitologia nel nuovo album di Mattia Cupelli – L’intervista
Il 9 luglio è uscito “Ruins” (distribuzione Believe Digital), il nuovo album di Mattia Cupelli, compositore e produttore con base a Roma. Il disco, interamente composto, suonato e prodotto dall’artista, contiene undici brani inediti legati tra di loro dal filo conduttore del Tempo, e di come l’essere umano si interfaccia con esso attraverso l’Arte. Per andare ancora più a fondo, abbiamo fatto qualche domanda all’artista.
Quanto è durato il processo creativo che ha portato a creare “Ruins”? Che tipo di viaggio sonoro è stato?
Le sonorità di RUINS sono una naturale evoluzione del mio ormai penultimo lavoro “UNDERNEATH” quindi rimane tanta elettronica e neo classical (anche se non mi piace mettermi in dei generi), ma vengono revisionati da un a nuova veste più sontuosa e spirituale. Ho cercato di far diventare il tutto un po più dark e riflessivo.
Qual è il tuo rapporto con lo scorrere del tempo?
Il tempo è una cosa che mi affascinava da sempre. Forse è l’unica cosa che conta veramente alla fine per quanto riguarda l’essere umano. Con RUINS volevo riflettere proprio su questo, Spiritualità, Arte e Mitologia mi hanno aiutato a trovare la via per esprimerlo, concetti che esistono dalla nascita dell’uomo.
“Ruins” è il titolo di questo disco e anche di uno dei brani che lo compone, tra l’altro, l’unico con delle parti vocali, è un caso? Quali sono per te le “rovine”?
Per me le “rovine” è quello che ci rimane, nel Tempo. Se qualcosa ha veramente valore, resta e diventa immortale. L’arte è uno di questi modi per diventarlo, ed è proprio quello che volevo trasmettere in questo ultimo lavoro. Sì, è vero, il brano “RUINS” è l’unico con delle parti vocali che non hanno un testo, ho fatto questa scelta sempre per i stessi motivi prima espressi, non c’è bisogno di parole nel Tempo.
La copertina di “Ruins” è in bianco e nero e raffigura delle rovine, di che rovine si tratta?
Non sono nessune rovine in particolare, il bianco e nero è stata una scelta estetica invece. Ho cercato di rendere l’immagine il più possibile “atemporale” appunto.
Il disco “Ruins” ha in sé una componente spirituale e mitologica, come ti sei avvicinato a questi ambiti?
Mitologia e Spiritualità, spesso legate, sono state la chiave per dare forma a questo progetto. Riflettevo su cosa avrebbe trasmesso quel senso di tempo lontanissimo, e sono arrivato a questa conclusione, oltretutto è sempre stato affascinante vedere come molti miti (anche di culture diverse e lontanissime tra di loro) avessero molte narrazione affini, e che queste spesso fossero valide anche ai giorni nostri. Queste cose sono state veramente le basi per la mia scelta che poi di conseguenza si è riflessa sulla musica e sulle sonorità dell’album.
A lavoro finito, c’è un brano sa cui ti senti maggiormente coinvolto?
Sicuramente “CHANT”, è stato uno degli ultimi brani che ho scritto, amo veramente il suono che sono riuscito a trovare, e l’esplosione a fine pezzo mi fa sempre un bellissimo effetto per quelli che sono riusciti a resistere per qualche minuto a un pianoforte elettrico pieno di effetti, distrutto e quasi irriconoscibile dall’originale. Anche qua ci sono delle parti vocali, ma non in primo piano come per il pezzo RUINS, qua sono più un elemento che fa parte del tutto, che era proprio quello che volevo alla fine del brano, questa epifania di bellezza, che grazie a Matteo Montagna di Alternative Production viene perfettamente visualizzata nel suo video, girato in questa bellissimi chiesa di Roma.
Quali sono i tuoi prossimi progetti, farai uscire un altro singolo dal disco o stai già lavorando a qualcosa di nuovo?
Ho già qualche progetto pronto ad essere ultimato, un nuovo album che ho pronto da anni ma che ancora tengo per me e perfeziono piano piano, molto diverso da RUINS. Per il post RUINS non sono previsti singoli per ora, vorrei voltare pagina e dedicarmi interamente a qualcosa di nuovo. Inoltre, sto cercando nuove ispirazioni e nuove sonorità da cui partire per un nuovo progetto, sto cercando un po di aggressività nel mio prossimo sound, spero di riuscirci.
Con quali artisti ti piacerebbe collaborare?
Se potessi scegliere sarebbero sicuramente Nicolas Jaar e Nils Frahm. Sono due grandi ispirazioni per me e la mia musica, dei veri e propri punti di riferimento artistico. Amerei fare qualcosa con loro, nonostante il mio sound per alcune cosa sia molto derivativo dal loro.
Roberta Usardi