Ha debuttato al Teatro Leonardo il nuovo album di Corrado d’Elia “Io, Vincent Van Gogh”
Ha debuttato in prima nazionale lo scorso 9 maggio presso il Teatro Leonardo di Milano il nuovo attesissimo album di Corrado d’Elia “Io, Vincent Van Gogh”, da lui scritto, diretto e interpretato, un viaggio interiore nell’anima imponente di un artista geniale morto troppo giovane e pieno di debiti, lasciando solamente ai posteri il riconoscimento della sua grande arte.
Il monologo non è né una biografia, né una lezione su chi fosse Van Gogh, è molto di più: le parole, che sgorgano in fluidi e melodiosi versi, raccontano l’essenza di un artista che già fin da bambino prese confidenza più con la morte che con la vita, aggravato dal peso di portare il nome, Vincent, del fratello morto, con cui, per ironia della sorte, condivideva anche la data di nascita.
“Le parole non bastano, per questo arrivano i colori.”
I colori della natura e i suoi rumori sono parte fondamentale dell’itinerario artistico in cui lo spettatore si immerge, composto da quadri che si alternano tra la prima e la terza persona, un binomio funzionale che permette al pubblico di vedere e percepire sia l’anima dell’artista dal suo interno sia il punto di vista esterno. Si tratta di un flusso di emozioni, furore, colori, luci, che si sommano alla realtà della vita fatta di tormento, debiti, amori inconciliabili e, non da ultimo, di una follia che poco a poco si è fatta strada nella mente di Van Gogh.
“Forse, i quadri più belli sono quelli che si sognano.”
A Van Gogh bastava dipingere per dare un senso alla sua esistenza, una passione che gli dava però una felicità discutibile, impregnata di dolore e segnata dalla nevrosi. Corrado d’Elia ancora una volta risulta vincente, lo si sente forte e chiaro nella sua intensa interpretazione, ogni immagine viene creata e resa viva dalla sua voce, dalle sue mani, arriva diretta al pubblico, che lo segue con trasporto in ogni momento, lo vede commuoversi, urlare, incendiarsi di passione, trasmettendo perfettamente la fragilità e la semplicità disarmante dell’uomo Van Gogh. La splendida scena, creata da Chiara Salvucci, immerge nei colori e nel mondo del pittore olandese sin dal primo istante, in perfetto connubio con le luci di Christian Laface che esaltano lo scorrere dei versi. Le musiche, un misto di melodia ed elettronica, risultano ben in contrasto con la soavità delle rime e delle immagini evocate.
“È più grande l’arte o la vita?” è il quesito chiave. Ma arte e vita non sono forse sinonimi? Questo spettacolo su Van Gogh mi ha fatto riflettere su questo punto. Per Van Gogh forse la vita e l’arte sono nate in modo così preponderante da non avere abbastanza spazio per respirare in un solo corpo e in una sola anima. Ma potrebbe mai esistere una vita che non sia in sé arte? Non è la vita la forma d’arte più grande che l’uomo possa avere? La riflessione continua.
Uno spettacolo da vedere, rivedere e rivedere ancora.
In scena dal 9 al 19 maggio 2019 presso il Teatro Leonardo di Milano.
Roberta Usardi
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