DOPO IL DILUVIO – L’esordio letterario di Leonardo Malaguti
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Inizia quasi in sordina per poi esplodere in una cacofonia di eventi, Dopo il Diluvio di Leonardo Malaguti (Exòrma Editore, 2018 nella collana Quisiscrivemale).
Leonardo Malaguti – giovane scrittore e regista bolognese – con questo suo primo libro si è decisamente sbizzarrito infarcendolo con un cospicuo numero di simboli, così arguti tanto da permettere al lettore di spaziare e moltiplicare ripetutamente tutte le 210 pagine che compongono il testo. Il diluvio – che figurativamente ha la funzione di “ripulire” radere al suolo – è qui l’apertura del vaso di Pandora, con tutte le sue conseguenze, come ha sapientemente puntualizzato Malaguti “Il caos è il nostro destino”. È qui il culmine del concetto, è qui la descrizione e la modernità, il rapporto con la realtà, il Diluvio rappresenta la tanto annunciata “Fine del Mondo” professata dalle religioni e non solo. Sono tanti i protagonisti, a volte grotteschi, ma che nel loro genere specifico rispecchiano, senza alcun filtro, la realtà.
Figure come Lisetska vengono immolate con le loro debolezze dal popolo per salvarsi dalla rovina e corrispondono interamente al capro espiatorio della situazione, il generale Krauss è lì a rappresentare il giullare della rovina, il burattinaio, Otto Venders è, invece, la mela marcia che attenta all’innocenza dei bambini. E anche il resto delle figure fa da sfondo con i molteplici aspetti della propria follia. Eccetto Berta e suo figlio Adam che rappresentano gli unici personaggi che hanno la consapevolezza di ciò che accade: ma mentre Berta è “forte” avendo l’animo del soldato, Adam avverte una certa spossatezza che rasenta repulsione.
“Dopo la pioggia il sereno” – proprio come un refrain – i superstiti decidono di andare avanti e qui Malaguti scrive: “La disperazione fu scambiata per speranza”. Dopo il Diluvio è un libro che si legge tutto d’un fiato.
Marisa Padula