“Caro Scott, carissima Zelda” – Le lunghe lettere di follia e amore dei Fitzgerald
“…un pomeriggio in taxi fra edifici altissimi sotto un cielo rosa e malva; mi misi a gridare perché avevo tutto quello che volevo e sapevo che non sarei stato mai più così felice”.
Una ricca raccolta edita da Baldini+Castoldi sulla corrispondenza di una delle coppie più appassionate, belle e dannate, appartenenti alla meravigliosa letteratura americana degli anni ’20: una giovane Zelda e colui che sarà l’amore della sua vita e la sua frustrazione più grande, Scott.
“Caro Scott, carissima Zelda. Le lettere d’amore di F. Scott e Zelda Fitzgerald” a cura di Cathy W. Barks e Jackson R. Bryer (Collana La Tartaruga 2018, pp. 504, euro 24) – e arricchito dalla sentita introduzione della nipote dei due scrittori, Eleanor Lanahan – raccoglie le lettere che i due si scambiarono dall’inizio del loro amore fino alla morte di Scott, cominciando dal 1918 al 1920, nel periodo tra “corteggiamento e matrimonio”. Il loro primo incontro avvenne a Montgomery, in Alabama, nel 1918 quando Zelda aveva 18 anni ed era la ragazza vivace, socievole e mondana, più amata e corteggiata della città, mentre Scott, che ne aveva quasi 22, era arruolato nell’esercito. Ed era sulla giusta strada per diventare un grande scrittore con accanto l’unica donna che avesse mai desiderato, Zelda. Sono i meravigliosi anni del jazz.
“Non credi che io sia stata fatta apposta per te? Mi sento come se tu mi avessi ordinata – e io ti fossi stata consegnata – per essere indossata”
In queste prime corrispondenze vediamo come l’amore e il denaro cominciarono a condurre le loro vite: Zelda era incantata dal suo sogno d’amore “…quando l’indosso mi sento come una copertina di Vogue” (parla di amore o di un pigiama?) – non disdegnando la bramosia di denaro e la voglia di fuggire dalla sua realtà. Dalle loro parole emergono due elementi che saranno minacce per il loro matrimonio: la gelosia e l’alcol, che si infiltrano tra le loro personalità divise e contraddittorie: indipendenza e ribellione da un lato e una parvenza di rispetto delle regole sociali dall’altro. Di questo periodo la maggior parte delle lettere di Scott sono andate perdute, restano solo qualche suo telegramma e le missive di Zelda.
“Non capisco come fai ad andare in giro portandoti addosso tutto l’amore che ti ho dato”.
Proseguiamo con i momenti che vanno dal 1920 al 1929, durante la loro vita insieme a New York, il crescente successo di Scott e la nascita della piccola e unica figlia Scottie: la loro vita eccentrica era al centro della cronaca mondana. Erano momenti felici, ma a separarli ci pensavano i fumi dell’alcol a cui seguivano sempre lettere di scuse. Alla ricerca di una nuova vita, si trasferirono in Europa. Troviamo, inoltre, in questa parte frammenti di scritti scambiati con amici e scrittori, come Ernest Hemingway. Ma la sregolatezza continuò fino a ledere il loro rapporto e la salute di Zelda che, nel 1930, cominciò le sue lunghe degenze nelle cliniche psichiatriche. Necessarie due lunghe lettere in cui i due coniugi riassumono la loro vita fino a quel momento: “Vorrei che Belli e Dannati fosse un libro scritto con più maturità perché era tutto vero. Ci siamo rovinati da soli – non ho mai pensato onestamente che ci siamo rovinati a vicenda”.
La terza parte è la crisi, dal 1930 al 1938. La maggior parte del tempo Zelda lo trascorrerà in ricoverata a Les Rives de Prangins. Scrivere diventa più difficile per Scott e di conseguenza anche il denaro scarseggia. I biglietti che Scott invia sono andati persi, mentre abbiamo lunghe lettere di Zelda angoscianti, affettuose ma anche piene di accuse e suppliche “Voglio che tu mi lasci andar via da qui”. La malattia la logora, “…non sono mai riuscita a funzionare per la semplice necessità di funzionare neppure per salvarmi”.
La quarta e ultima parte sono gli ultimi anni, dal 1939 al 1940 quando le loro vite, dopo gravi eccessi da parte di Scott, si stabilizzarono. Vissero separati ma in un rapporto ricco di stima e rispetto reciproco, innamorati fino alla fine come “…barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.
Un volume prezioso, che testimonia la scintilla di due vite consumatesi nella felicità, negli eccessi e nell’amore, che hanno lasciato importanti testimonianze nella storia della letteratura di quegli anni e soprattutto la testimonianza che, per quanto logoro, un legame vero non si spezza mai.
Marianna Zito