“BEATA GIOVENTÙ” AL TEATRO LEONARDO DI MILANO
Il 9 e 10 Febbraio è andata in scena al Teatro Leonardo di Milano la prima nazionale di “Beata gioventù”, il nuovo testo di Valeria Cavalli, interpretato da Andrea Robbiano e Claudia Veronesi per la regia della stessa Valeria Cavalli e Claudio Intropido.
Giovanni, padre di Nicole, seduto su una sedia di plastica nera è in attesa; le sue parole spezzano il silenzio e danno vita a un dialogo a distanza tra un padre e una figlia adolescente. Lui composto, in giacca e cravatta, cerca di parlare con la figlia, ma senza riuscire a trovare le parole giuste; lei esuberante, jeans strappati e maglietta, racconta la sua vita registrando video dalla sua camera disordinata. A tratti siamo nella camera di Nicole, dove uno schermo sostituisce la parete mostrandoci in tempo reale i video che la ragazza registra; a tratti, siamo nel freddo corridoio dove Giovanni aspetta, e intanto ricorda e rimpiange. Da un lato una figlia, che ha bisogno di scoprire se stessa, anche attraverso lo scontro col padre. Dall’altra un genitore, che vorrebbe aiutarla in questo passaggio, ma non sa come si fa. Perché diventare genitori vuol dire ritrovarsi in mano d’improvviso un esserino, senza libretto di istruzioni su come farlo crescere. L’incomunicabilità tra i due è fatta delle solite frasi ripetute, di libri con dedica che Giovanni regala a Niky tentando goffamente di farle capire quello che non riesce a esprimere direttamente quando è di fronte a lei. Nell’ordinario quotidiano non si trova la via della comunicazione; serve lo straordinario per dare a Giovanni il coraggio di sognare, e forse basterebbe dare in mano alla figlia il suo diario di ragazzo, di mostrarle la sua fragilità di adolescente troppo alto e in lotta con i brufoli per farlo sembrare più vicino e capace di comprendere. Questa volta, a Giovanni e Nicole la vita regala una seconda possibilità, permettendogli di riabbracciarsi in quel corridoio freddo del pronto soccorso e di tornare a casa insieme.
Dopo il successo di “Fuori Misura”, Valeria Cavalli ci regala un altro testo poetico sulla condizione umana, capace di far riflettere piccoli e grandi. Perché, almeno figli, lo siamo stati tutti.
Giulia Acconcia