“Arma Infero – Il Risveglio del Pagan”: il terzo episodio dell’appassionante quadrilogia di fantascienza di Fabio Carta
“Il messaggio del nostro Martire Tiranno, Lakon l’infallibile, è pura verità; poiché è veramente cosa misera l’umanità che non sa elevarsi oltre l’umano.”
“Arma Infero – Il risveglio del Pagan” (Inspired Digital Publishing, 2018) è il terzo volume della quadrilogia di fantascienza scritta da Fabio Carta, a cui abbiamo avuto modo di appassionarci. Nei due volumi precedenti abbiamo imparato a orientarci sul pianeta Muareb e a conoscere i protagonisti principali: Karan e Lakon. Se nel primo volume siamo stati testimoni dell’amicizia tra i due e delle vicissitudini che hanno intrapreso assieme, nel secondo volume le loro strade si sono separate, Karan a Gargan, nel sud, con la sua amata dama Luthien e Lakon nel gelido nord, sia per adempiere alla missione affidatagli, la “Cerca del Pagan”, che si basa su un vecchio e potente culto religioso, sia per indagare sulle sue origini, perché proprio al polo si era schiantata l’astronave su cui viaggiava anni prima. Karan si vedrà poi spinto ad abbandonare il suo idillio d’amore per unirsi all’esercito falangista, di cui fa parte, appena entrato in guerra contro il perfido Sargon. Questo è, molto molto in breve, solo una piccola parte di ciò che è successo nei primi due volumi (qui le nostre recensioni del primo e del secondo volume, che puntano a non voler svelare più dello stretto necessario).
Nel terzo volume molti tasselli rimasti in sospeso trovano il loro posto, ma soprattutto tutta la storia acquisisce un altro senso, molto più ampio e universale. Karan e Lakon sono di nuovo riuniti, quest’ultimo avendo ritrovato lo scopo personale della sua missione su Muareb, il suo essere parte di un piano molto più grande, che comprende lo spazio e le stelle. Allo stesso tempo ha scoperto anche come completare la “Cerca del Pagan” e quindi risvegliare il culto da anni sepolto e custodito negli zodion, le cavalcature da guerra che rievocano la forma del fauno, costruite con materiali arcani e dagli incredibili poteri. Karan, essendo scienziato e arguto maniscalco, è riuscito, prima di riunirsi a Lakon, ad attuare importanti modifiche agli zodion, permettendo loro di volare e poter formare un esercito volante, gli ulani. Lakon, per risvegliare il Pagan, necessita di nihil, l’antimateria, una sostanza che solo gli acerrimi nemici del pianeta, i gordiani, producono in grande quantità. Così dal Polo Karan e Lakon ripartono verso sud, innanzitutto per correre in aiuto all’esercito falangista, impegnato senza tregua nella guerra civile; la situazione è disperata, il conflitto, ormai in corso da mesi e mesi, ha comportato immense stragi nonché l’uso di armi atomiche, compromettendo e contaminando ampie zone abitabili, rendendole invivibili.
Lakon in questo nuovo capitolo prenderà finalmente il posto che gli è sempre spettato, quello di Martire Tiranno, tanto spietato quanto predicatore di un amore totalizzante che vede uniti in un unico legame tutti coloro disposti ad accogliere la sovranità della Mente. La guerra civile finirà, ma non sarà che l’inizio di una ben più grande e spietata guerra che non risparmierà nessuno. Sconfitto Sargon, ben altri nemici prenderanno forma: le forze dei falangisti si volgeranno verso le due più grandi potenze di Muareb: Zoshima e le oasi da una parte e Gordia dall’altra.
Tentando di non svelare più dello stretto necessario abbiamo provato a riassumere questo nuovo capitolo della storia, che Fabio Carta ha scritto con assoluta maestria e grande scrupolo, senza temere di dilungarsi nelle parti puramente tecniche, perché anch’esse risultano preziose e parte integrante di un racconto che viene srotolato in modo acuto e inaspettato. Nel terzo volume cambia la visione complessiva della storia, si inizia ad addentrarsi nel senso vero e proprio del tutto, riuscendo a stupire e a incuriosire ancora. Guerra, battaglie, sangue e descrizioni crude, ma anche attenzione all’evoluzione e a volte involuzione umana, il tutto reso in modo disarmante dalla profonda consapevolezza di Karan che racconta col senno di poi.
Ora non ci resta che scoprire come va a finire.
“Non è una costrizione come non v’è impulso: è una chiamata questa. Seguendola noi realizziamo il nostro destino eppure siamo totalmente liberi. Questa chiamata è il nostro massimo dovere, eppure anche il nostro massimo piacere. È la nostra vocazione. È la tua.”
La quadrilogia comprende: “Il Mastro di Forgia” (2015), “I cieli di Muareb” (2016), “Il risveglio del Pagan” (2018) e “Delenda Gordia” (2019).
Roberta Usardi