“WASTELAND – LA TERRA DEI SOGNI PERDUTI” DI GIORGIO J. SQUARCIA
Il sogno, universo confusionario di immagini vissute o desiderate, sensazioni impresse nella nostra psiche che vi trova un senso, un filo conduttore contrariamente alla nostra logica che non riesce a barcamenarvisi. È sempre impregnato di mistero, forse perché illogico e la ragione, a ciò che non riesce a spiegare, attribuisce connotazioni soprannaturali. Ma quanto riesce veramente a costruire il labirinto senza controllo della nostra mente? Metafore, similitudini, personificazioni, tutto diventa lo specchio, coperto da una patina di vecchiume di ciò che sono i nostri sentimenti, le nostre paure, le timidezze, i segreti inconfessabili, che pongono il nostro IO difronte a ciò da cui vorrebbe scappare nella realtà.
Sebastian è il protagonista di “Wasteland – La terra dei sogni perduti” (Fanucci 2018, pp. 315, euro 16) di Giorgio J. Squarcia, che intraprende il suo viaggio nel sogno per ritrovare Ero, la donna che ama da sempre. Il viaggio è un sogno. Il protagonista è un musicista di mezz’ età, indurito ormai dal passato vissuto e dalla perdita dell’amore, rivive nel sogno la sua gioventù: è la sua seconda occasione, per non commettere gli stessi errori. Fugge, si svincola dalle trappole create dal sogno nella realtà parallela. Squarcia racconta il suo romanzo avvolgendolo di caos, tipico dei sogni, è come trovarsi al cospetto di tante scatole cinesi, pronte ad aprirsi e a svelare o a infrangersi come cristalli, celando per sempre il loro contenuto. A Wasteland, terra dei sogni perduti, Sebastian rinasce, torna ad essere il giovane che può ancora avere speranza e amore: è il suo ultimi viaggio verso la felicità.
Ma chi è realmente Sebastian? È l’insoddisfazione che è in ognuno di noi, per chi avremmo potuto essere o per ciò che avremmo potuto fare. Un uomo spento dalla Vita, senza speranza, senza un futuro, che si traveste da eroe, pirata, primo attore. “Immobile nel letto, il sognatore aspettava. Ancora non sapeva se lui era il ragno o la farfalla, in quell’invisibile ragnatela cui era appeso. E non sapeva se il vento che sentiva arrivare, e che prima o poi avrebbe spezzato il filo, era un vento di salvezza o di distruzione. […] Né ragno né farfalla. Era solo un burattino. Una fragile marionetta legata a sottilissimi fili mossi dal vento.”
Marisa Padula