“La fonte ai confini del mondo” – Il viaggio di William Morris
William Morris pubblicò nel 1896 un romanzo intitolato The Well at the World’s End che, ancora oggi, è considerato il padre del fantasy moderno. Dopo la prima versione nel 2005, quest’anno Fanucci ne pubblica per la prima volta la versione integrale, nella traduzione italiana di Annarita Guarnieri.
“La fonte ai confini del mondo” (Ristampa Fanucci 2019, pp. 544, euro 22) ci accompagna, attraverso elementi della letteratura medievale e mitologici, in una terra immaginaria: il regno di Upmeads, governato dal re Peter, con i suoi quattro figli Blaise, Hugh, Gregory e Ralph. I principi vogliono allontanarsi dal regno, per andare alla ricerca di nuove avventure, ma uno di loro, Ralph, avrà l’obbligo di restare accanto al padre, per ereditare, un giorno, la corona da re. Ma questo veto non impedirà al giovane principe di fuggire per un lungo e avventuroso viaggio sia fisico sia spirituale, che lo condurrà alla scoperta di una sorgente leggendaria, la Fonte ai confini del mondo, nota per i suoi poteri tanto magici da donare tutto, anche l’immortalità. Durante il cammino il suo destino si incrocia con personaggi a lui cari, con Ursula e Gandolf.
Una storia dove il tema portante del viaggio ci dà la possibilità di trovarci in paesaggi sconfinati appartenenti a una terra diversa dalla nostra in cui, senza volerlo, ci immaginiamo a scrutarne e a camminarne gli infiniti spazi. Scritta alla fine dell’800, è intrisa di tutti gli elementi che tutt’oggi ci appartengono e che riconosciamo facilmente nello stile di Tolkien.