Un Mefistofele psicoanalitico in “Scene da Faust” al Piccolo Teatro di Milano
E se il diavolo non fosse altro che la proiezione del nostro inconscio turbato sul mondo reale? L’interpretazione Freudiana di un caso di nevrosi demoniaca ha ispirato “Scene da Faust” di Johann Wolfgang Goethe, nella versione italiana di Fabrizio Sinisi e con regia e drammaturgia di Federico Tiezzi, in scena dal 18 febbraio al 1° marzo 2020 al Piccolo Teatro Grassi di Milano. Lo spettacolo riprende i momenti più significativi della monumentale opera di Goethe, forse il più grande poeta e scrittore tedesco, che lavorò al Faust per sessant’anni, dal 1772 al 1831.
Faust (Marco Foschi) è un professore, dotto in svariate discipline: teologia, filosofia, scienze naturali, medicina e magia, però vuole di più, desidera infatti sapere tutto, l’eterna giovinezza e provare un piacere talmente intenso da desiderare che duri per sempre. Il suo desiderio viene soddisfatto dal diavolo Mefistofele, in cambio della sua anima, chiedendo di sedurre la quattordicenne Margherita. La giovane si innamora innocentemente di lui, ma Faust, insensibile libertino e moderno Don Giovanni, vuole solo assaporare il più autentico dei piaceri. Faust simboleggia l’intellettuale che vuole superare i limiti umani: eterno insoddisfatto, è entrato nel canone dei classici della letteratura mondiale come simbolo della crisi della coscienza e della spiritualità degli uomini moderni. L’opera racconta anche l’insoddisfazione per un sapere obsoleto, il rapporto conflittuale con la realtà e l’incomprensione dei propri desideri e dei sentimenti.
Lo spettacolo si apre con un’insolita situazione: un messaggio proiettato su una parete avverte che, se gli attori seduti in cerchio a gambe incrociate riusciranno a fare lievitare l’attore protagonista seduto al centro cantando delle litanie, lo spettacolo potrà dirsi concluso; qualora la levitazione non avesse luogo, sarebbe stato messo in scena lo spettacolo nel Faust. Naturalmente il corpo dell’attore resta ancorato al suolo, di conseguenza le luci si spengono e inizia lo spettacolo.
Mefistofele (Sandro Lombardi) è l’alter ego di Faust e la proiezione del suo inconscio. Sigmund Freud, nel 1923, in un saggio su un caso di nevrosi demoniaca, scriveva come il diavolo in realtà non sia altro che la proiezione dell’inconscio sofferente sul mondo. I demoni dunque sarebbero i nostri desideri repressi e rifiutati, frutto di moti pulsionali ignorati o rimossi; si tratterebbe di entità psichiche sorte dalla vita interiore, di cui siamo inconsapevoli ma che possono affiorare in ogni momento. Il diavolo porta dunque Faust alla scoperta di sé, del corpo e del desiderio: ciò che prima era inconscio affiora alla parte consapevole di noi stessi e il saggio cede al suo inconscio, addormentandosi sulle ginocchia di Mefistofele come un bambino.
Lo spettacolo viene rappresentato in un ambiente sterile e asettico, in cui predominano i colori del bianco, del nero e del grigio nelle scenografie e nei costumi di Gregorio Zurla. Le scene si svolgono in un ambiente dalle pareti bianche, i pochi oggetti di scena vengono posizionati sul palco da uomini con delle tutte bianche, simili a quelle che indossano gli esperti della scientifica su una scena del crimine. Sul fondo del palcoscenico vengono proiettati la numerazione dei capitoli e i titoli delle varie scene. L’opera è ambientata in un’epoca indefinita: alcuni personaggi indossano abiti moderni, come il Faust depresso, i cittadini del villaggio e Mefistofele, mentre altri, per esempio Margherita e Faust dopo aver venduto l’anima al diavolo, portano costumi d’epoca; gli oggetti di scena sono mobili moderni, dal forte significato simbolico. La strega è stata trasformata in un medico dalle fattezze di scimmia, assistita nelle operazioni chirurgiche da scimpanzé inquieti.
L’ambientazione moderna e razionale, priva di simboli cristiani persino quando Mefistofele dialoga con Dio, è in forte contrasto con i canti gregoriani intonati dagli attori o registrati. Se gli elementi visivi richiamano la scienza e la ragione, le componenti sonore sono fortemente Cattoliche, creando un piacevole contrasto. La dimensione religiosa è dunque qualcosa che non si può vedere, ma esiste e si può percepire. Lo spettacolo è di facile comprensione anche per coloro che non hanno letto Goethe in quanto i dialoghi sono complessi ma scritti con un linguaggio moderno e adatto al palcoscenico, tuttavia gli amanti di Goethe saranno in grado di cogliere molte più sfumature di un profano.
Il cast completo vede in scena Marco Foschi, Sandro Lombardi, Leda Kreider, Dario Battaglia, Alessandro Burzotta, Nicasio Catanese, Valentina Elia, Fonte Fantasia, Francesca Gabucci, Ivan Graziano, Luca Tanganelli
Valeria Vite
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