QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO di Federico Tiezzi allo Storchi di Modena
Dal 26 al 29 aprile Il Teatro Storchi di Modena ha ospitato Questa sera si recita a soggetto con la regia di Federico Tiezzi.
Con Sei personaggi in cerca d’autore e Ciascuno a modo suo, l’opera fa parte della trilogia del “tetro nel teatro” di Luigi Pirandello che rivoluzionò il tradizionale modo di recitare introducendo nuove tecniche, non limitando l’azione degli attori meramente al palcoscenico ma facendoli recitare in platea coinvolgendo, così, anche il pubblico che entra a far parte della rappresentazione teatrale. La scena, dunque, non è qualcosa di statico ma è viva e il regista ce la mostra mentre prende vita.
Nella prima parte dello spettacolo teatrale viene rappresentato il conflitto tra gli attori, abituati a immedesimarsi nel personaggio tramite un copione prestabilito, seguendo uno svolgimento lineare della trama e il professor Hinkfuss – magistralmente interpretato da Luigi Lo Cascio – che chiede agli attori di recitare a soggetto ovvero improvvisando sul canovaccio di una novella, Leonora addio!
Hinkfuss espone il suo “teorema del teatro” interloquendo con il pubblico e asserisce che il regista crea il proprio lavoro, egli è un artista che mette in scena la sua idea di rappresentazione scenica che ben poco ha a che vedere con la scrittura teatrale, porta a riflettere sugli elementi portanti quali gli attori, il regista, l’autore, l’imprevedibilità dell’improvvisazione e lo stesso pubblico. Sia all’inizio che alla fine dell’intervento del professor Hinkfuss – che parla al pubblico esprimendo ciò che per lui significa fare teatro – compaiono sulla scena due insegne luminose: “il mondo è tutto ciò che accade” e “su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”. Due preposizioni del filosofo austriaco Wittgenstein che propongono due visioni del teatro: quello commentato e discusso e quello agito che si armonizzano in una visione unica e completa.
L’interazione tra il regista, gli attori e la platea dà la sensazione di non seguire un preciso copione bensì l’evolversi di un pensiero che man mano prende forma. Gli attori, recitando a soggetto, danno spazio alla loro creatività ma sono continuamente interrotti dagli interventi del regista che li portano a entrare e uscire dal personaggio fino a che, stanchi di essere trattati come marionette, decidono di cacciare il regista che scompare dietro le quinte.
Nella seconda parte dello spettacolo si passa dalla teoria alla pratica, la novella ci viene presentata prima di tutto mostrando i suoi personaggi e il luogo in cui è ambientata, la Sicilia, terra intrisa di una forte religiosità. Questa sacralità si evince attraverso la presentazione di una processione che vede i personaggi della novella coperti da teste di coccodrillo come totem di un’antica religione. La testa di coccodrillo richiama anche la metafora della maschera perno portante della poetica pirandelliana. La storia che viene rappresentata è quella della famiglia Croce composta dal padre detto Sampognetta – interpretato dall’attore Massimo Verdastro – dalla personalità debole comandato “a bacchetta” dalla moglie soprannominata la Generala – Francesca Ciocchetti -, le quattro figlie, Mommina, Dorina, Totina e Nenè corteggiate da ufficiali che frequentano regolarmente la loro casa con il beneplacido della mamma e di un padre troppo permissivo risultando, così, agli occhi della gente, ragazze lascive. Mommina – Sandra Toffolatti – sposa per gratitudine un ufficiale siciliano, Rico Verri – Francesco Colella – che, accecato dalla gelosia, vieta alla moglie di uscire e non le permette di vedere nessuno di qui il dramma della povera ragazza che sognava di cantare nei teatri. Sentiamo Mommina intonare il canto del Trovatore di Verdi sia per allietare la mamma sia nell’epilogo dell’opera quando canta per l’ultima volta prima di morire di crepacuore.
Ma ciò che più risalta di questo spettacolo di Federico Tiezzi (con la collaborazione di Sandro Lombardi alla drammaturgia) non è tanto la trama della novella quanto il gioco di luci, i colori, l’effetto del cielo stellato quando compare sulla scena la chanteuse del cabaret con il suo vestito luccicante tanto che ci sembra di trovarci in un vero e proprio cabaret degli anni ‘30 con la musica e l’atmosfera che si crea.
Al termine dello spettacolo teatrale ecco comparire nuovamente il regista che è sempre stato dietro le quinte ad osservare gli attori che, ignari, hanno fatto proprio ciò che voleva il regista.
Marianna Tota
Foto di Attilio Marasco
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