“Ultravivere” è il nuovo album di Davide Solfrini – La recensione
Il 25 settembre è uscito per New Model Label “Ultravivere”, il nuovo album di Davide Solfrini, con nove brani inediti. Il cantautore ha già all’attivo diverse uscite discografiche: due EP autoprodotti “Shiva e il monolocale” e “Circadian blues” sotto lo pseudonimo di Giant Ants, due album prodotti dall’etichetta New Model Label, “Muda” e “Luna Park” e il successivo EP “Vestiti Male”. In questo nuovo disco hanno suonato: Davide Solfrini (voce, chitarre, basso, synth, tastiere, piano, mandolino, drum programming), Tommy Graziani (batteria), Cristian Bonato (synth), Andrea Angelotti (percussioni).
La voce di Solfrini è in grado di indirizzare in modo preciso verso l’ascoltatore i messaggi contenuti nei testi, grazie alla sua voce di grande spessore interpretativo. Gli arrangiamenti e le melodie dimostrano un ottimo lavoro di produzione e mix. Ma andiamo più nel dettaglio.
“Tutto è guerra” è un brano che guarda al passato e ai tempi che furono, il titolo si riferisce alle battaglie quotidiane che ogni uomo compie ogni giorno:“in fondo tutto è guerra, quindi in cerca di attenzione”; il ritmo è incalzante per una melodia che rimane subito impressa, con un tocco di elettronica.
“Un pescatore” è un brano con un testo davvero magnifico, che vuole far luce su un lavoro come quello del pescatore, che si svolge in condizioni climatiche a volte difficoltose e che mette a dura prova fisico e spirito: “nessuno mi paga mai, siete come le stelle che mi distruggono, ma voi non lo direste mai, voi le vedete così lontane e così belle, ma non pagano mai”. L’arrangiamento ha delle percussioni che impreziosiscono ulteriormente l’atmosfera malinconica.
“Smontati la testa” è un brano veloce e trascinante, un invito a sentirsi più leggeri osando e agendo e non nascondersi dietro alle paure “smontami la testa, è un caso che capita spesso, dovrò abituarmi davvero per sentirmi meno importante, ma più leggero”.
“Ultravivere” parla della voglia di libertà, della domenica e di come sarebbe bello avere sempre più tempo: “sempre domenica giuro che cambio è la volta buona, poi ti porto a ridere in un posto migliore”.
“Terra straniera” primo singolo, che ha anticipato l’album, è un brano pop dance che rimane subito in testa. La terra straniera del titolo è l’altro, la vita nei suoi angoli sconosciuti, le persone che non abbiamo incontrato, le cose che deludono le nostre aspettative.
“O. P. Blues” vede Davide alle prese con note più basse nella strofa quando l’energia del brano sta carburando, fino a passare a tonalità medio alte e un ampliarsi del pathos musicale, per arrivare al ritornello, con un ritmo veloce e accattivante “non c’è più niente tra me e il mare”.
“Intercity blues” immerge subito in sonorità elettroniche anni ottanta, con una melodia semplice e diretta, per un testo che racconta, in linea con le atmosfere cupe e ruvide, un concetto ben preciso: “ma come mai chi vuol farla finita sceglie sempre un intercity”.
“Aria diversa” parte con un giro di basso intrigante e ritmo rock che graffia nel ritornello, “lo ricordi l’odore del pane, ci hai insegnato a sognare solo per aspettare”.
“Controcultura” conclude il disco sempre mantenendo un ritmo sostenuto e trascinante e nel testo, le immagini di una contemporaneità preoccupante: “mentre internet riflette, che lo vogliate o no, l’inconscio mio è di tutto il mondo” ottimamente rappresentanta dal termine che dà il titolo al brano.
Nel complesso, questo nuovo lavoro di Davide Soflrini convince e coinvolge, ottima musica italiana da ascoltare e riascoltare.
Roberta Usardi
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