“TIGER BLUES” DI JIMI B. JONES
“TIGER BLUES” (Watson, pp. 166, euro 15) JIMI B. JONES racconta la favolosa storia di Jim Beam, una tigre cresciuta nella riserva di Cottonfarm, a Lovelock, Nevada.
Dopo il passaggio di un violento uragano, che regala a Jim una via di fuga insieme a nuovi e divertenti compagni, la tigre sceglie, invece, di tornare a casa dal suo amico Axl, giovane figlio del proprietario di Cottonfarm e suo inseparabile amico. I due trascorrono lunghe giornate sempre insieme tra allenamenti, giochi e confidenze, ed è così che Jim impara a conoscere gli uomini, i sentimenti e la musica. Imparerà addirittura a scrivere. Al ritmo di Jumping Jack Flash Jim esegue gli spettacoli preparati con Axl di fronte ad un pubblico via via sempre più vasto che riprende, posta e condivide sul web le sue prodigiose performance fino a renderlo una celebrità. Il tempo sembrava trascorrere sereno lì. Jim amava la folla, era felice di rendere orgoglioso Axl e gli era piaciuto sentirsi speciale, ma alla fine anche le cose speciali finiscono per diventare ordinarie e Jim si era stancato, aveva cominciato ad annoiarsi, a sentirsi una tigre in gabbia.
Ogni scelta ha un prezzo e Jim lo ha imparato a proprie spese. Ma alla fine del suo viaggio c’è ancora l’amicizia, la voglia di mettersi in gioco e la libertà. Jimi B. Jones riesce con un linguaggio semplice e confidenziale ad avvicinare il lettore alla gabbia di Jim, addirittura a farlo entrare alcune volte. Interroga i grandi discorsi dell’uomo attraverso lo sguardo ingenuo dell’animale che lo osserva e riesce a metterne a nudo le fragilità e le contraddizioni, senza però mai perdere la leggerezza che si addice ad una favola. E come in una vera favola anche per Axl e Jim alla fine della tempesta in qualche modo torna a splendere il sole.
Elza Coculo