“La Russia contro i russi. Esilio, carcere, guerra: la vita al tempo di Putin” di Zoja Svetova
“Io sono idealista e quindi spero, voglio credere che la Russia diventerà un Paese civile, e voglio credere che allora sarò viva e in salute e potrò vederlo con i miei occhi; e se non potrò vederlo io, lo vedranno i miei cinque nipoti.”
Zoja Svetova è una nota attivista per i diritti umani, figlia di dissidenti, giornalista di Novaja Gazeta, uno dei primi giornali a essere stato chiuso da Putin, lo stesso per il quale scriveva Anna Politkovskaja, uccisa per le sue inchieste in Cecenia, e il cui direttore Andrej Muratov, è stato insignito nel 2021 del Nobel della Pace.
Con un’intervista di Roberto Saviano, “La Russia contro i russi. Esilio, carcere, guerra: la vita al tempo di Putin”, dopo il podcast con cui si sono diffuse le esperienze, è stato tradotto in italiano da Castelvecchi.
Il volume contiene sette storie, tre delle quali legate all’esodo successivo all’inizio della guerra in Ucraina. La storia dei nuovi esuli che hanno cercato di disperatamente di lasciare il proprio Paese per recarsi ovunque non fosse previsto un visto di ingresso per i russi. Negli ex Paesi dell’Urss, Kazakistan, Armenia, Lettonia in primis, ma anche Turchia, Israele, Sud Africa e perfino Sri Lanka. Ma soprattutto, in grandissima maggioranza questi ragazzi sono andati in Georgia. Trentamila persone in pochissime settimane hanno scelto come luogo del loro esilio volontario la capitale Tbilisi, luogo amato da molti russi in cui è più semplice viverci senza sentirsi completamente estraniati dalla realtà. Ed è proprio a Tblisi che Zoja Svetova è andata per raccontare le loro storie e restituire loro una voce che in Patria è impossibile da ascoltare.
Nella prima parte del libro, nel capitolo Esodo, Zoia Svetova dà voce al sedicenne blogger Sasha Lavut, alla giornalista Anna Mongajt, all’attrice Marija Shalaeva, 41 anni, al regista Vladimir Mirzoev, rientrato nel Paese dopo il 1989 e oggi di nuovo in fuga. Nel capitolo Senza colpa, invece, vengono intervistati Vladimir Bogusevskim, Kostantin Serezin, Vasilij Andreevskij, Dimitrij Golubjatnikov, Olga Golubjatnikova.
Storie di vite rotte, senza alternative in un Paese che guarda solo al passato.
Stoeie di persone che apparentemente non hanno più voce in capitolo, nomi che in Patria ormai non fanno più notizia, vittime di esilio e ingiuste, detenzioni da parte di un regime divenuto con gli anni dittatoriale e implacabile, ma che, con estremo orgoglio e piena dignità, vivono nella speranza di un cambiamento che, se non è possibile ottenere dall’interno, si augurano di motivare e infondere dall’esterno del proprio Paese.
Salvatore Di Noia