“Terra Matta” di Vincenzo Rabito al Teatro Fontana di Milano
Dal 12 al 15 settembre nel chiostro del Teatro Fontana è andato in scena “Terra Matta” di Vincenzo Rabito, la biografia di un bracciante siciliano, secondo di sette figli che, in una lingua italiana influenzata da gergo e assonanze bizzarre, è riuscito a mettere su carta tutta la sua vita con l’aiuto di una vecchia macchina da scrivere all’insaputa della sua famiglia. Nato semianalfabeta, ha imparato a leggere sbirciando dai libri della sorella.
A dare voce e musica alla vita e alle vicissitudini di Vincenzo sono Rosario Lisma e Gipo Gurrado, un duo già affiatato che ha saputo tenere acceso l’interesse del pubblico durante ogni episodio della maratona svoltasi domenica 15 settembre.
Infatti, lo spettacolo è suddiviso in tre parti, andate in scena separatamente il 12, 13 e 14 settembre confluite poi domenica 15 settembre nella sopracitata maratona. Cosa narra quindi la storia di Vincenzo Rabito? Nato nel 1899 a Chiaramonte Gulfi, un paesino della provincia di Ragusa, con una madre rimasta presto vedova, inizia a lavorare giovanissimo raccogliendo uva e portando alla famiglia quel poco che guadagnava. Allo scoppio della prima guerra mondiale viene chiamato alle armi, lascia il paese e combatte, imparando a bestemmiare come atto di conforto e arrivando persino a essere decorato per il suo valore.“Abbiamo vinto la guerra, ma abbiamo perso il mangiare” questa è la frase, resa in italiano, di cosa pensa Vincenzo quando la prima guerra mondiale finalmente finisce. Nonostante la vittoria, rimane la fame. Vita da soldato prima, vita da borghese poi, che si rivela ancor peggio di quanto pensasse, è costretto a richiedere la tessera fascista (pur essendo socialista) per poter di lavorare. E da quel momento prende vita un’altra avventura, quella in Africa a lavorare per 33 mesi sfidando la febbre gialla per poi tornare, guarito, al servizio militare allo scoppio della seconda guerra mondiale diretto in Germania. Solo a 40 anni si sposa, per convenienza, e mette su famiglia.
Tutte le svariate vicissitudini, con uno stile sincero e senza filtri, spassionato e spesso ironico sono portate alla ribalta da uno straordinario Rosario Lisma che, con il suo reading coinvolgente, regala ogni immagine al pubblico, che si trova, come lui, ribaltato indietro nel tempo, accompagnato da un linguaggio con cui subito si empatizza. I momenti di narrazione sono accompagnati dalla chitarra di Gipo Gurrado, con anche canzoni tra le quali si annoverano “Faccetta nera”, “Lili Marleen”, “Il cunto de li cunti”. Uno spettacolo narrazione molto efficace che speriamo possa tornare presto ad arricchire le serate milanesi.
Roberta Usardi