“Tebas Land”: dove vivono i figli di nessuno
“E la prima cosa che mi ruberai sarà lei, la donna che io amo… anzi già mi rubi il suo amore!” – Edipo re, Pier Paolo Pasolini, 1967
“Tebas Land” è uno spettacolo a scomparti, che si sovrappongono, intersecano e si contengono. E lo spettatore lo segue, si sorprende e lo comprende solo mentre tutto scorre, attraverso gli occhi prima e la mente poi. Straordinario questo testo del drammaturgo franco-uruguaiano Sergio Blanco, nella traduzione italiana e regia di Angelo Savelli, in scena allo Spazio Diamante di Roma fino al 1 marzo, prodotto da Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi Centro di Produzione Teatrale di Firenze e vincitore del Premio Ubu Speciale 2019.
“Guardati! Nel tuo futuro c’è scritto che assassinerai tuo padre…”
È una storia vera. O forse no. È accaduta ieri, accade oggi e accadrà ancora. Il docente e scrittore Ciro Masella ce la introduce, attraverso un encomiante progetto teatrale che ci metterà di fronte a una realtà che non ci appartiene ma che darà a un detenuto, un parricida, un momento di respiro. Lui è Martino – magistralmente interpretato da Samuele Picchi – ha ucciso suo padre con 21 colpi di forchetta. 1, 2, 3… lo vediamo su una scena circoscritta da lunghe pareti di gabbia con all’interno due panche, una palla e un canestro. Palleggi 4, 5, 6… pam pam pam… 7, 8, 9… pam, pam, pam… canestro mancato. Tutto è scandito, come il tempo, come i colpi che Martino inferisce al padre che lo ha appena chiamato “puttana”,… 10, 11, 12… e ancora “idiota”. Mentre ora Martino è seduto in cella – controllato a vista da una guardia carceraria (Pietro Grossi) – chiuso su se stesso a combattere con le sue paure, con l’epilessia, con i ricordi.
“O luce, che non vedo più, che prima eri stata in qualche modo mia, ora mi illumini per l’ultima volta. Sono tornato. La vita finisce dove comincia.”
Il progetto dello scrittore consiste nella messa in scena di questa situazione e l’attore è Samuele – eccezionale Samuele Picchi in questo alternarsi dei due personaggi – un giovane curioso e intraprendente sicuro di sé, scelto per interpretare Martino, il suo doppio… 13, 14, 15… la storia prende il sopravvento, i doppi si sovrappongono, si scontrano senza mai toccarsi, ed è questo il ritmo di questa pièce. 16, 17, 18… Pam, pam, pam… canestro sfiorato. Scorre il bianco del latte, la madre. Scorre il rosso del sangue, il padre. Siamo lì fermi davanti a questa gabbia, immobili e senza fiato a guardare 19, 20, 21… Papà! Ad ascoltare pam, pam, pam… Canestro! E nonostante tutto, a ricominciare… Applausi!
Marianna Zito