“Servizio inutile”, il “saggio lirico di Henry de Montherlant
Un servizio alla comunità, un servizio inutile. Ma l’uomo saggio è cosciente dell’inutilità del suo servizio, senza dar peso al risultato, alla vittoria o alla sconfitta, perché, anche se inutile per gli altri, questo servizio può essere utile per noi se ne traiamo piacere o se, grazie a esso, soddisfiamo la nostra coscienza. Il titolo “Servizio inutile”, (Settecolori, pp. 224, euro 24, Introduzione di Stenio Salinas, traduzione di Marco Settimini) di Henry de Montherlant (1895-1972) riassume in due parole l’attitudine dell’autore e dei suoi principali personaggi di fronte alla vita.
L’opera è una composizione di “saggi lirici” – scritti tra il 1925 e il 1935 – che contengono idee, senso poetico, descrizioni e meditazioni su paesaggi, città, cimiteri e città da visitare e che analizzano la società e la Storia, senza mai abbandonare l’espressione del sé e l’idea della solitudine, attraversando sì la morte, ma senza mai negare la vita. Sono, infatti, tanti gli argomenti trattati: dai pensieri esistenziali, alle abitudini sociali e culturali di vari Paesi, dalle figure storiche al ruolo dello scrittore, dallo sport alla natura umana, dalle azioni fisiche a quelle morali. Troviamo i terribili anni dei totalitarismi, quando le nazioni, in un modo o in un altro schiacciate, tentano di rialzarsi, ancorandosi al passato, ma cercando di essere più forti di prima. Ecco l’importante tema della dignità, a livello ora individuale ora universale. E si passa anche a pensieri più classici; a come stare al mondo e tra gli uomini; a temi morali, come l’educazione, la nobiltà d’animo, il senso dell’onore, la virtù della prudenza. La verità va ricercata nei punti di vista opposti, nell’unione dei contrari e non è un risultato semplice da comprendere o da vedere.
L’intero testo è un invito alla meditazione e si rivela come l’espressione più completa delle idee e della personalità dell’autore: libero, ambiguo e controcorrente, sempre in contrasto con l’opinione pubblica della sua epoca; caratteristica che tenderà sempre a isolarlo dai tormenti del tempo presente e dal resto della società, tanto che questa sua pubblicazione susciterà non poche critiche, rendendolo uno dei saggisti più celebri della sua generazione in Francia.
“Le suicide fait partie du capital de l’humanité”, sono le parole di Henry de Montherlant pochi giorni prima di togliersi la vita, nel 1972.
Marianna Zito