Senza Filtro – “Immagino tu sia già andato in buca” al Teatro di Villazzano
<<In seguito all’adattamento teatrale del mio primo romanzo Trainspotting, Ian Brown, che aveva diretto la pièce e che all’epoca era direttore artistico del Traverse Theatre di Edimburgo, mi propose di scrivere uno spettacolo. Io ero nuovo del mestiere, e non avevo ancora accettato fino in fondo l’idea che alla gente potesse davvero piacere il mio lavoro. Perciò, dopo essermi sincerato che Ian non mi stesse prendendo per il culo, gli risposi che prima o poi l’avrei fatto. (…) Tre anni più tardi toccò a Ian essere molto sorpreso, quando di punto in bianco lo chiamai dicendo “Ricordi lo spettacolo, quello che mi avevi chiesto…?”.>>*
“Immagino tu sia già andato in buca”,
immersione senza filtro di Irvine Welsh nella Edimburgo della
dipendenza e delle relazioni tossiche, ha debuttato al Teatro di
Villazzano (Trento) venerdì
19 aprile. Portata in scena dalla Compagnia EstroTeatro con
la regia di Nicola Piffer, la pièce
si apre ad avvenimenti già in corso: Dex, un delinquente da quattro soldi,
è prigioniero tra le pareti insonorizzate di un vecchio studio di
registrazione. Laney, fidanzata di Dex, vive un crescente stato di ansia ma non
si azzarda a uscire di casa. Loro malgrado, entrambi sono in gabbia, e a tenere
le chiavi sono altri due criminali di piccolo calibro. Alan Docksey, ex
galeotto, ha bisogno di fare i conti con chi lo ha tradito; Jinks, che di
futuro ne ha ben poco, esorcizza il dolore assumendo ogni tipo di sostanza e
facendo di sé un feroce predatore (omo)sessuale.
Il rapimento, l’interrogatorio con le buone e soprattutto con le cattive, così
come l’imminente visita di ambigua cortesia a Laney, fanno parte di un piano:
cauterizzare il buco che tormenta Docksey da molti anni, chiudere quella ferita
personale, mettendoci tutta l’eccitazione e lo sballo possibile.
Ma l’imprevisto è dietro l’angolo, e quando Docksey tornerà allo studio di
registrazione (a stupro di Dex già avvenuto) Jinks si renderà conto,
terribilmente, che “il copione è stato
cambiato, senza nemmeno chiederlo”, dunque nulla sarà più come prima.
Tocca a Emanuele Borga, Lorenzo Marchi, Angelique Romanelli e Federico Scarpinato dare voce e corpo a queste tormentate esistenze, con il prezioso supporto musicale di Sebastiano Cecchini. Nonostante la limpida distanza performativa, nel gruppo, tra chi è esordiente e chi ha già una solida esperienza sul palcoscenico, lo spettacolo arriva dove vuole arrivare in modo abbastanza forte e chiaro. Abbastanza, perché il linguaggio scurrile, che nel testo originale è ingrediente insostituibile per mettere in rilievo l’aggressiva fragilità dei personaggi (nel loro modo stesso di pensare, in un “inglese scozzese” distorto a proprio abuso e consumo), qui finisce per arenarsi, appiattirsi sulla banalità, là dove con la parola si poteva scavare – anzi, bucare – ancora di più.
Pier Paolo Chini
* Dall’Introduzione di “Irvine Welsh. You’ll Have Had Your Hole (Modern Plays). Bloomsbury Publishing.”, traduzione di Pier Paolo Chini.