“Rigoletto: la notte della maledizione” al Teatro Sociale di Como, la trama di Verdi ambientata in un circo

Giovedì 2 maggio è andato in scena presso il Teatro Sociale di Como “Rigoletto: la notte della maledizione”, un tragico monologo che ambienta la triste vicenda del Rigoletto in un circo.
Rigoletto è un clown storpio che ha cresciuto amorevolmente la propria figlia Giada, una giovane e bellissima funambula che si innamora di un acrobata donnaiolo. Il buffone si vendicherà dell’uomo cospargendo di grasso il trapezio per condannarlo a morte certa, ma apprenderà troppo tardi che la figlia eseguirà il numero con lui. La disgrazia sarà preannunciata da una zingara che leggerà la mano del vecchio.
L’autore del monologo si sofferma sulla poetica vita degli artisti girovaghi, affrontando un tema che molti altri scrittori prima di lui hanno trattato. I circensi sono coloro che errano in giro per il mondo, eppure vivono sempre nello stesso luogo, in quanto non si separano dal circo nemmeno quando sono troppo anziani per contribuire alla vita della compagnia. In gioventù sono grandi artisti, mentre da anziani sono destinati ad attendere la morte in roulotte sgangherate. Il circo è una febbre, una malattia, che ha stregato la piccola Giada così come ogni altro personaggio della storia. Gli artisti sono anche coloro che più si trovano vicino a Dio, poiché gli acrobati sono paragonati ad angeli che volano e i clown quando fingono di cadere per compiacere il pubblico è come se pregassero. Il clown diventa una metafora dell’attore e lo spettacolo si trasforma in un brillante esempio di metateatro.
Marco Baliani interpreta il solo personaggio in scena, Rigoletto, che racconta la sua storia in prima persona. La voce dell’attore è roca, profonda, sembra arrivare da lontano e conquista il pubblico, che immediatamente comprende che appartiene a un personaggio vecchio, stanco, che ha vissuto a lungo. Inizialmente sembra anche la voce di un saggio, soprattutto quando racconta la poesia della vita del circo, in realtà si tratta di un personaggio accecato dall’amore per la figlia e desideroso di vendetta. Le confessioni di Rigoletto si svolgono in un camerino del circo, dove il personaggio sta indossando i propri costumi di scena: dei pantaloni, una camicia bianca, una finta gobba, un colletto scarlatto da clown dei sonagli rossi e il classico copricapo da buffone. Si tratta di un effetto estremamente scenografico, che scandisce il tempo della narrazione ed enfatizza il contrasto tra il personaggio che il clown porta in scena e l’intimità dell’artista.
Il Duo Bandini – Chiacchiaretta accompagna le parole dell’attore con una chitarra sapientemente arpeggiata (Giampaolo Bandini) e una fisarmonica che intona la melodia principale (Cesare Chiacchiaretta). I due strumenti intonano alcune delle arie più celebri del Rigoletto di Verdi: nessuno canta le parole del libretto di Francesco Maria Piave, gli strumenti musicali sono pertanto i soli protagonisti. Il duo non interpreta soltanto i brani del celebre compositore italiano, ma anche melodie di Nino Rota e di Cesare Chiacchiaretta, colui che suona la fisarmonica.
Le scenografie sono molto semplici, ma variopinte, per evocare l’ambiente del circo. Alla destra degli spettatori si trovano i musicisti, mentre a sinistra si trova l’unico attore, circondato da pochi oggetti di scena: un tavolo ricoperto da stoffe colorate, il separé di un camerino, un baule da cui vengono estratti il colletto, i sonagli e il cappello da giullare. Sul tavolo si trova un portafoto con il ricordo della defunta moglie di Rigoletto, ma l’attore non mostrerà mai l’immagine al pubblico, lasciando che siano le sue parole ad evocarla. Il materiale principale scelto dallo scenografo è la stoffa, si tratta di una scelta particolarmente efficace nonostante sia semplice da realizzare ed economica.
Il Rigoletto è un grande classico, le storie ambientate nel singolare ambiente del circo altrettanto; unire tali elementi è stata una trovata geniale, che offre una piacevole variazione sul tema. Per apprezzare lo spettacolo non è necessario aver assistito all’opera verdiana in quanto si tratta di un’opera di tutt’altro genere. Portare in scena un grande personaggio tragico e raccontarlo con leggerezza è stata un’ottima soluzione per portare ripartire dopo l’ultimo lockdown.
Valeria Vite