NERD SHOW DI BOLOGNA – EDIZIONE 2019
Sembra esserci un’epidemia, quella dei nerd, ed è decisamente contagiosa. Se in 2 giorni oltre 30.000 visitatori hanno visitato il Nerd Show di Bologna, penso che ci sia un po’ di nerd dentro ognuno di noi. Il 9 e 10 febbraio c’ero anche io e non ero da sola, altri aspiranti nerd mi hanno accompagnata.
Cos’è un nerd? Una delle teorie sull’origine etimologica del termine risale all’acronimo N.E.R.D. (Northern Electric Research and Development) stampato sull’astuccio da tasca in cui si infilano le penne, che indossavano i dipendenti dell’azienda. C’è la connotazione sociale e l’etichetta che gli altri mi mettono addosso, ma la questione mi sembra più profonda ed ha a che fare con l’identità: mi piace pensare ad un Amleto post-moderno che si chiede “essere o non essere nerd?” Il termine aveva in origine un significato tendenzialmente negativo, un esperto di tecnologie occhialuto, con abiti trasandati e l’incapacità di socializzare. E improvvisamente tutti vorrebbero essere Bill Gates: anche lui porta gli occhiali, veste semplicemente casual ed è un grandissimo smanettone. Ma di certo non ha più nulla di sfigato… oppure quel suo essere sfigato è stata la sua più grande fortuna. Ed ecco il Nerd Show. Allestito in 24.000 mq al quartiere fieristico di Bologna, 200 ospiti, un palinsesto con ben 150 appuntamenti, la più grande Artist Alley di fumetti in Italia, perfino un ring dedicato al wrestling. Ci sono ospiti molto attesi come gli youtubersMates, LaSabri, Jack Nobile, Cartoni Morti; il presentatore di Art AttackGiovanni Muciaccia e Giorgio Vanni, ogni sigla è la sua. E poi Manuela Blanchard e Roberto Ceriotti di Bim Bum Bam, sembra passato un secolo da quando lo guardavo. Indosso la maglia che mi sembra più adatta – con un’enorme “Ciao” stampato – un bel respiro e sono dentro. Tanta, tantissima gente, di età diversa, dai bambini agli attempati. E poi giovani, giovani, giovani. All’ingresso sono subito catturata dallo spazio dedicato all’autoproduzione e mi fermo a giocare: come resistere al gioco di carte in dialetto bolognese? I giochi di carte e quelli da tavolo non sembrano più solo riempitivi di una serata noiosa, ma possono essere i veri protagonisti del nostro tempo libero. Quando arrivo ai videogiochi anni ’80 ho un moto di malinconia: ci ho giocato, sì, e tanto. Osservare un artista creare un fumetto ha un che di magico, un momento prima solo linee apparentemente sconnesse, un minuto dopo l’eroe è lì, che lotta per uscire dal foglio. L’immagine dei bambini affaccendati vicino ad una montagna di Lego potrebbe spiegare ad un alieno, senza altre parole, una delle spinte che più rappresentano l’umanità: costruire e, ahimè, anche distruggere, i bambini sembrano amare lo smontaggio delle costruzioni tanto quanto la loro meticolosa realizzazione. Immersa nello spettacolo che si ispira a Tim Burton riconosco il fascino per la parte oscura che ognuno di noi ha, ma che non è sempre facile vedere ed accettare.
Davvero niente male essere nerd, sentirsi uniti a qualcuno condividendo un gioco o la passione per un fumetto mi sembra semplicemente grandioso…conto che alla prossima edizione, saremo ancora di più.
Angelica Pizzolla