“LEONARDO” – SGARBI AL TEATRO CELEBRAZIONI DI BOLOGNA
Dopo lo spettacolo su Caravaggio e Michelangelo, Vittorio Sgarbi torna al Teatro Celebrazioni dal 31 gennaio al 2 febbraio, con “Leonardo”, accompagnato dalle musiche composte ed eseguite dal vivo da Valentino Corvino e le scenografie video di Tommaso Arosio.
Il suono divino di un violino e le forme geometriche di luce, che seguono la vibrazione della musica, sono proiettate sul fondo del palcoscenico e aprono le danze per Vittorio Sgarbi, in scena a Bologna per tre giorni consecutivi per celebrare i 500 anni dalla morte di Leonardo di ser Piero da Vinci (Anchiano, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519). C’è un gran fervore nel mondo per questa ricorrenza, tranne che in Italia e quindi Sgarbi ha ben pensato di incaricarsi del compito di ricordarci il bisogno di celebrare i grandi artisti. La pittura è cosa mentale e Leonardo era un pittore concettuale, per lui era importante saper concepire una idea, una opera, non tanto farla né tanto meno finirla. Un artista virtuale, che riuscì a immaginare qualunque infinito e qualunque mondo con la sua mente, ma non con la sua mano. Tante sue intuizioni infatti furono possibili solo secoli dopo, in un futuro dove lui ancora vive. Un vero arstita-creatore che prolunga la bellezza e la vita, continua l’opera incompleta di Dio e vince anche la morte.
Nessuno sa spiegare le cose con l’entusiasmo, la grinta e la passione di Vittorio Sgarbi. La sala è stracolma e per tre dolci ore ascoltiamo in silenzio religioso questa meravigliosa lezione di storia dell’arte e del mondo, interrotta solamente ogni tanto da qualche risata. Sì perché Vittorio è anche simpatico e sa insegnare con ironia, prendendo in giro le sciocchezze umane in modo sublime aiutato da un linguaggio scurrile ma che, ogni tanto, ci vuole! Una fonte inesauribile di informazioni legate a un senso pratico della vita e della logica, che riescono a essere fruibili da tutti. Ricollega fatti avvenuti così tanto tempo fa a personaggi politici e dello spettacolo attuali, tanto che Leonardo ci sembra davvero uno di noi. Grazie ai racconti del Vasari, riviviamo scene delle vita di Leonardo, conosciamo il suo carattere, il suo temperamento e ne esce l’immagine di un personaggio non solo complesso ma anche spiritoso, carismatico, persuasivo, uno spirito libero che non lavorava sotto committente e aveva un incredibile capacità dialettica.
E ora che sappiamo qualcosa in più sul Leonardo uomo e artista, passiamo a una lucida e passionale analisi delle sue grandi opere. Sgarbi fa l’amore con le opere, le spoglia, le studia nella loro intimità, le vede profondamente, le sente, le percepisce e le confronta tra loro mostrando le assonanze con spazi e tempi distanti eppur legati. Ci accompagna in voli pindarici ma pur sempre radicati nel qui e ora. Con il suo primo angelo (parte del dipinto “Battesimo di Cristo” conservato agli Uffizi) fatto nella bottega del maestro Verrocchio, Leonardo dimostra di aver già superato il suo maestro ancor prima di iniziare. “San Girolamo” opera incompiuta conservata in Vaticano vibra di qualcosa e nella sua incompiutezza continua a evolvere. La “Dama con l’ermellino” e la sua solitudine amorosa sono un simbolo di alta fedeltà. Ne “L’ultima cena” la dinamica dei gesti degli apostoli apre una nuova interpretazione del dipinto, mai mi ero accorta di quella lunga conversazione che avviene tra loro che ora è così ovvia. La “Gioconda” e la sua universalità, l’ “Uomo Vitruviano” e il suo movimento. E, infine, un disegno, “L’autoritratto” di Leonardo ormai anziano che si congeda da noi, dal mondo e dalle sue opere. Un uomo che aveva passato la sua vita a “sfuggire alla fine”, si trova anche lui al capolinea e il suo sguardo è triste e vuoto. Non sapeva ancora che avrebbe lasciato una eredità immensa che sarebbe diventata un patrimonio per tutta l’umanità, forse questa è l’unica cosa che non poté intuire.
Antonella Pizzolla