“Necessità interiore” è il terzo album di Darman
Lo scorso 3 aprile è uscito “Necessità interiore”, il terzo album di Darman, alias Dario Mangiacasale, cantante, chitarrista e compositore di origine calabrese con base a Torino.
Questo nuovo album comprende 10 brani inediti, tutti composti, prodotti e arrangiati dall’artista, caratterizzati da una forte impronta rock alternativa, con chitarre distorte e graffianti e componenti elettroniche messe nei punti giusti. Il disco è stato suonato da Darman (voce, cori, chitarre, tastiere, sintetizzatori, campioni), Roberto Stella (batteria e tamburello), Christian Lisi (basso in “Splash” e “Deformazioni assiali”), Tommaso Donato (basso in tutti gli altri brani) e Caterina Borrelli (voce in “Quotidianità distorta” e curatrice delle illustrazioni).
Veniamo al dettaglio di questo lavoro, che annovera due brani strumentali sui dieci proposti: iniziamo dal primo singolo, “Pubblicità riflesso”, primo singolo estratto dal disco, ha un ritmo martellante che avvolge e che nel ritornello declama: “ma dove sei semplicità, ma dove sei realtà”; si continua con “Viaggio miraggio”, che inizia con un “miraggio sonoro” ad introdurre il brano, che poi parte grintoso e con un testo che sottolinea “ciò che vedi è solo quello che tu vuoi e scarti quello che ti fa paura”. “Splash”, secondo singolo estratto, è la terza traccia del disco, un brano dalla melodia ammaliante “volteggi tra i meandri di fiamme divampate, acceca quella luce schiaffata dentro agli occhi, di quell’amante perso nel buio della stanza”. “Dora e Picasso” fa riferimento al ritratto di Dora Maar di Picasso e un processo di pittura che si crea con la canzone “contemplo la mano che ricama l’arte, contemplo setole immerse nei colori, contemplo lo sguardo perso nella grazia, contemplo il desiderio prender forma”, “Mayday” è una provocazione canzonatoria per chiunque si pieghi agli standard del momento rinunciando a seguire il proprio sentire artistico: “ti rendi conto che finta melma, finta anche quella”.
“Ardhanrishavara” rappresenta la fusione del maschile con il femminile “piano sulla pelle ricamata dagli dei, sulle forme folli da pensare reale, mi ci tuffo dentro e non riemergo più, il tuo mare calmo, quasi soffoca, a galla, voglio stare a galla”; “Silenzi dimenticati” è un breve brano strumentale, un silenzio vocale che inchioda all’ascolto, “Tangibile” è un bel brano lento, con una cadenza che quasi si trascina battuta dopo battuta insieme al testo evocativo “rotolo nell’erba e vedo te, ariamo sul trattore, afferro questo sogno che tramuta foto in realtà”; “Quotidianità distorta” è un altro lento, ma più sostenuto e con una componente elettronica interessante, che ben convive con il mordente rock: da segnalare la voce femminile di Caterina Borrelli a fare da ospite al brano.
L’ultimo brano è “Deformazioni assiali”, un ottimo congedo strumentale con un basso ipnotico e una chitarra a fare da guida per chi ascolta.
Nel complesso, un album interessante e dal forte impatto sonoro.
Roberta Usardi
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