MISURA PER MISURA – LA SIMBOLICA DIMENSIONE DELLA PAROLA SHAKESPEARIANA
Ha affascinato e disorientato per secoli spettatori e critici “Misura per misura” di W. Shakespeare in scena al Teatro della Pergola di Firenze sino al 9 dicembre, perchè problem play, ovvero opera di difficile collocazione tra commedia e tragedia, perché opera comunque cupa, rappresentazione di un mondo dominato dalla malvagità, dalla maldicenza, dal bigottismo più esasperato. Eppure…
Eppure, pur mantenendo intatta la concretezza della parola shekespeariana e la sua simbolica dimensione, la regia di Paolo Valerio e la bravura di Massimo Venturiello e di tutta la compagnia rendono quasi leggero e godibilissimo un testo non certo facile per struttura e per durata. Il conflitto tra giustizia e grazia, il dubbio se il Duca sia un manipolatore o un santo e se Angelo sia più rispettabile che villano, vengono portati in scena con una grazia che non pesa, con una indulgenza rispettabile che si riflette anche sul silenzio di Isabella, silenzio che potrebbe essere assenso o negazione, ma comunque ambiguità. In una Vienna dove cinismo e prostituzione imperversano, dove Angelo il luogotenente del Duca emette una sentenza di morte per Claudio, colpevole di aver messo incinta la fidanzata prima del matrimonio, dove Isabella, sorella di Claudio e in procinto di prendere i voti chiede ad Angelo di salvare la vita al fratello ma ottiene come condizione il doversi concedere carnalmente all’inflessibile luogotenente, l’animo umano viene messo a nudo in tutta la sua fragilità, ogni senso di giustizia viene violato e offeso, politica ed etica, lussuria e devozione, altruismo ed egoismo si alternano, si ribaltano, si frantumano, sfumano e si ricompongono. Il sovrapporsi in scena di immagini dal sapore cinematografico contribuiscono a rendere tutta la rappresentazione in una dimensione onirica quasi un Truman show, dove nessun è realmente quello che appare.
Un risultato raffinato ottenuto in un succedersi veloce di accadimenti, di situazioni, di invenzioni sceniche che fanno volare il tempo, dove la bravura degli attori ci ha fatto partecipare alla commedia, ci ha fatto immergere nella tragedia. Ed ha saputo anche strapparci un sorriso.
Francesco De Masi