“Matilde e il tram per San Vittore” al Piccolo Teatro Studio Melato
In questa ri-edizione di Matilde, per la regia di Renato Sarti, il Piccolo Teatro Studio Melato di Milano, con la sua pianta circolare, è riuscita a coinvolgere il pubblico nell’esecuzione del copione abbattendo qualsiasi tipo di barriera. Un dramma che nasce da un testo “importante” che mette in scena gli appunti presenti sul quaderno delle testimonianze raccolte in più di vent’anni da Giuseppe Valota (presidente dell’ANED di Sesto San Giovanni).
Tredici tavoli e tre panche completamente in ferro, freddi e asettici come quelli di un obitorio sono la scenografia multi-uso e modulabile. L’illuminato regista racconta, tra fabbriche, le mura domestiche, il buio, la nebbia, le caserme e binari del treno, le pagine più terribili della nostra storia moderna attraverso le voci delle donne. Storie vere degli anni della Resistenza raccontate da Arianna Scommegna, Debora Villa e Rossana Mola. Sono mogli, sorelle, madri e figlie, che illustrano minuziosamente il crudele destino di 570 lavoratori che, rei di aver aderito agli scioperi del 1943, furono deportati nei campi di concentramento dai nazifascisti. Forti boati, improvvisi rumori assordanti, racconti lucidi e puntuali, come in un documentario, di una cruda realtà che merita di essere raccontata e che quindi non può sfociare mai nello strazio infinito che meriterebbe. Le attrici, utilizzando tutte le vie di accesso al palcoscenico, sono padrone indiscusse dello spazio e della scena con racconti veloci e silenzi assordanti capaci di far percepire anche il suono dei respiri.
Emozioni, suoni e gesti hanno ricostruito fedelmente i momenti in cui di notte, tra buio e nebbia, centinaia di uomini vennero strappati ai propri affetti, costretti a vestirsi rapidamente, per poi sparire nel nulla. Le attrici si sono fatte carico di mettere in luce la forza di quelle donne e quegli uomini che si opposero al fascismo e al nazismo pagandone delle conseguenze durissime. Parola d’ordine è il coraggio. Prima di tutto il coraggio delle donne che si ritrovano a gestire, disperate, abbandonate e da sole, una quotidianità fatta di miseria. Donne alla disperata ricerca dei loro uomini reclusi ingiustamente nelle caserme di Milano e della Lombardia.
La musica in alcuni punti rallenta il ritmo di dialoghi inzuppati di dialetto lombardo e anche l’ironia, semplice e inaspettata, riesce a trovare spazio nei racconti sicuramente molto crudi ma mai patetici. I costumi, di Carlo Sala, rilasciano un’epoca povera, piatta, triste e fredda. Storia che culmina con la comparsa sulla scena di una bambina, Matilde, con la sua valigia di sogni e speranze. Racconta che hanno ucciso suo padre e imprigionato sua madre ma, senza perdersi d’animo, nel tentativo di raggiungerla a San Vittore, sbaglia tram. In una chiusura pulita, fanciullesca e nella verità delle sue riflessioni e dei suoi affetti, si trova la poesia di una storia vera che coinvolge per la sua grande e certificata autenticità.
In scena dal 28 maggio al 9 giugno 2019 al Piccolo Teatro Studio di Milano.
Luigi Barbetta