Lo scorso 20 luglio è uscito per Rocketman Records l’EP di debutto degli Underzone, dal titolo omonimo, anticipato l’anno scorso dal singolo “Modern Age 2.0”. Questo esordio discografico si compone di cinque brani inediti mixati e masterizzati da Ottavio Leo. Gli Underzone nascono a Messina e la formazione comprende: Tiziano Giunta (basso), Stefano Restivo (voce e chitarra), Francesco Zagami (sintetizzatori e drum machine).

Il disco porta l’ascoltatore indietro nel tempo negli anni ’80, con i sintetizzatori e la drum machine in un’atmosfera sonora da “macchina del tempo”, in cui la voce punta più alle intenzioni che a una vera e propria melodia. Non mancano dissonanze ed effetti che arricchiscono la dimensione “underzone” che il nome della band identifica pienamente.

Andiamo nel dettaglio dei brani:

“Modern Age 2.0” ha un elaborato pattern di suoni elettronici e una ritmica coinvolgente; il basso dà un tocco cupo all’atmosfera futurista del brano, che viene perfettamente rappresentata dal videoclip.

“The Reward” introduce in un ambiente distorto con un basso martellante e il synth che espande il suono su più livelli e giocando su dissonanze.

“Franci’s smile” parte con un suono pulito e cupo, è una canzone che sembra dare una tregua rispetto agli altri brani, anche se non si può definire una ballad perché il ritmo non è mai lento, anzi, verso la fine il beat ha il suo culmine.

“Sunstroke” parte con il basso e drum machine, subito raggiunti dal synth e dalla chitarra, in un’atmosfera sonora surreale dal ritmo incalzante: “I find myself through these bloody corridors”.

“Sweet Answer” ha un beat martellante per una sonorità che si presenta frenetica e misteriosa, con una bella progressione che porta in risalto il suono ruvido della chitarra e la voce ammaliante.

Nel complesso, un esordio ipnotico e interessante e della giusta lunghezza per un genere che è volto alla sperimentazione. E aspettiamo curiosi di ascoltare il seguito.

Roberta Usardi

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