LA POESIA AL TEATRO ARGOT CON ANNE SEXTON
“Cado, mi rialzo e mi incanto”
Crescenza Guarnieri ci parla con gli occhi. Con gli occhi si muove, fa passi di danza. Con gli occhi si uccide. La tomba è un tappeto di rose rosse che poi diventa casa, figlie, vita. Per ritornare tomba. È una Marilyn nel suo vestito bianco con rose rosse a cadere, pronte – all’occorrenza – a divenire sangue. È la poetessa Anne Sexton con il suo doppio. Un doppio interiore che non si veste della vita comune borghese, che rifiuta i convenevoli e i modelli sociali per rifugiarsi nell’unica cosa che la rende viva: la scrittura.
“Sono nata per volare su una stella”
I ricordi e i dolori dell’infanzia, tra alcol e violenze, riaffiorano forti come tormenti di notte, provocando un eterno dolore: “le parole rotte sono impossibili da aggiustare”. Comincia così la lotta tra l’Anne madre e moglie amorevole del fuori e l’Anne rintanata dentro frustrata e inadeguata. Quale doppio uccidere? Il dentro o il fuori?
E intanto si ripete quell’eterno ritardo nell’attesa di qualcosa che non arriva, un continuo e incessante back to black mentre si compie – con decisa consapevolezza – l’ultimo porno show.
TUTTI I MIEI CARI da un testo di Francesca Zanni con la regia di Francesco Zecca al Teatro Argot Studio fino a domenica 28 gennaio.
Marianna Zito