UNA GIORNATA PARTICOLARE al Teatro Verga di Catania
Se, oltre al delicato racconto, dovessimo attribuire un merito al capolavoro di Ettore Scola, Una giornata particolare – il cui adattamento a cura di Gigliola Fantoni e la regia di Nora Venturini è in scena al Teatro Verga di Catania dal 23 al 28 gennaio – sarebbe quello di aver reso memorabile nell’immaginario collettivo l’incontro tra due solitudini.
Per tanti, infatti, il 6 maggio 1938, a discapito dei nostalgici, rimarrà sempre il giorno in cui Antonietta – una Valeria Solarino un po’ sottotono, a tratti triste – e Gabriele – interpretato da Giulio Scarpati che, oltre a riconfermare la sua bravura, sembra animato da una vitalità coinvolgente – trovano un momentaneo conforto alle loro ordinarie disperazioni.
È un espediente casuale, la fuga di un piccolo pappagallo, a far incrociare per la prima volta i due condomini, la stanca matrona fervente fascista e il “bisbetico” sovversivo omosessuale. La loro emarginazione non potrebbe avere caratteri più antitetici eppure proviene dalla stessa matrice malevole. Si incontrano due stereotipi creati dalla sottocultura totalitarista: Antonietta che – nella sua cieca ignoranza – accetta i limiti della sua diversità, di non essere provvista del “genio”, è il concreto effetto di una crudele politica antifemminista che imponeva alle donne di accettare un destino del tutto biologico, facendo così della maternità oggetto di pubblica esaltazione e la loro subalternità nella società; e Gabriele, erudito e gentile, estromesso dall’EIAR e in attesa di essere confinato a Carbonia il cui reato, “essere un invertito”, non è stato neanche previsto dal Codice Rocco: disciplinare l’omosessualità sarebbe stata una tacita ammissione della sua esistenza.
Assistere al miracolo della tolleranza – che spazza via la superficialità dei luoghi comuni, incrina salde certezze e accoglie senza pregiudizi chi può finalmente essere se stesso – è un messaggio di speranza universale che può e deve essere simbolo della nostra società.
Chiara Principato