La Patagonia di Maria Sonia Cristoff in “Falsa Calma”
Un viaggio tra i paesi fantasma della Patagonia, “Falsa Calma” è una non-fiction scritta da Marìa Sonia Cristoff e tradotta in italiano da Elisa Tramontin (2019, La Nuova Frontiera, pp. 221, 19 euro).
La Cristoff torna nella sua Patagonia per raccontarci le vicissitudini di chi in quella terra ci vive nonostante tutto perché, un posto del genere, per quanto desolato e piatto, non ti lascia andare. Magari ti spinge a fuggire ma poi ti richiama a sé, anche se non te lo spieghi “perché lì, in quell’universo che tutti ritengono sconvolto, ci sono molte verità”.
È un libro che spiazza perché si legge attendendo almeno un richiamo a quella parte di Patagonia che i tour operator pubblicizzano e, invece, non ci sono né pinguini né paesaggi mozzafiato. Non ci sono storie di avventurieri che, incuriositi da cosa c’è alla fine del mondo, si spingono in terre tanto maestose quanto solitarie. In questo libro, più che di confini, si parla di margini, quelli a cui sono costretti da sempre i patagonici che nel corso della loro storia hanno dovuto vedere e sopportare tanto. Non bastano gli atti di cannibalismo registrati in quelle terre a renderle già tanto amare, la Cristoff si è spinta oltre, tracciando storie di violenze sessuali, abusi sul lavoro o di chi è costretto a barattare la propria figlia per un gregge di capre. Alcuni fatti particolarmente cruenti fanno riferimento alle numerose inchieste sui suicidi che hanno toccato adolescenti e giovani trovati impiccati con una corda che – simbolicamente – rappresenta chi non ha potuto scegliere né la propria vita, né la propria morte.
“Falsa Calma” a volte coinvolge, a volte ci lascia a guardare un po’ scostanti, ma resta comunque bello e interessante fare questo “viaggio” insieme a chi la Patagonia non si è limitata a raccontarla, ma l’ha vissuta davvero.
Sara Pizzale