Il viaggio nel passato di “Luna, ovvero Nessuno”, romanzo d’esordio di Leonardo Angelucci
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Quante volte abbiamo desiderato viaggiare nel tempo, magari tornando indietro di un secolo, in un’altra Nazione, in un realtà senza tecnologia? È quello che succede alla giovane Luna, studentessa di geografia all’università di Roma, in “Luna, ovvero Nessuno” (Phasar Edizioni, 2020, pp. 158, euro 12), romanzo d’esordio di Leonardo Angelucci.
Siamo a febbraio 2020. Una mattina Luna, come di consueto, prende il treno per andare a Roma, a lezione all’università, ma durante il tragitto il treno si ferma per un apparente guasto. Alla ripartenza, tutto sembra tornato nella norma, ma Luna, al momento di scendere, non troverà davanti a sé la stazione di Roma Tiburtina, bensì quella di Rossio, a Lisbona. La ragazza rimane spiazzata, ma prima di capie il da farsi verrà riconosciuta da un uomo che la condurrà a “casa” dal signor Fernando, che la aspetta. Luna scopre così di avere un’altra identità e di essere diventata la compagna di Fernando Pessoa e di aver viaggiato nel tempo: si trova in una Lisbona del 1920, nel mese di maggio. Ma come è possibile che sia successa una cosa del genere? Chi è ora Luna? Potrà mai tornare nel futuro a cui appartiene? Con coraggio e spudoratezza Luna non perderà tempo e si vedrà coinvolta in un’avventura memorabile.
“Luna, ovvero Nessuno” è un romanzo frizzante che avvolge nelle splendide atmosfere di Lisbona, facendo vagare il lettore, insieme alla protagonista, nei suoi paesaggi tipici e le sue vie. Luna è un’eroina contemporanea, curiosa e ironica, forse fin troppo perfetta, ma che appartiene pienamente al nostro tempo e infonde anche fiducia grazie al suo intuito e alla sua tenacia che la porta a inseguire il suo obiettivo.
Leonardo Angelucci, classe ‘91, è cantautore, chitarrista, produttore e organizatore di eventi. Con questo romanzo ha aperto un’ulteriore porta al suo percorso artistico diventando scrittore. La sua narrazione scorre fluida e con un ritmo che mantiene il lettore sempre attento; questa sua prima opera letteraria è un buon inizio, che racchiude tante idee interessanti. Durante la lettura viene voglia di visitare Lisbona, camminare senza meta per le strade e lasciarsi cullare dalle note del fado che di sera risuonano per le vie dell’Alfama; al termine invece sorge spontanea la domanda: ci sarà un seguito? E confidiamo in una risposta affermativa.
Roberta Usardi
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