“Cattive Compagnie”, il romanzo d’esordio di Fabio Migneco
“Cling. Clang, Cling. Clang.
Il rumore dello zippo tra le mie dita era l’unico suono che si sentiva in casa. Nel portacenere accanto a me, un camposanto di cicche e cenere. Mi faceva male lo stomaco oltre il livello di guardia. Probabile che mi sarebbe venuta un’ulcera un giorno o l’altro.”
Con “Cattive Compagnie” (bookabook, pp. 272, euro 15), Fabio Migneco ci porta all’interno del mondo della microcriminalità della periferia di Roma, percorrendo quelle strade tra Centocelle – quartiere dove l’autore vive sin dalla nascita – e il multietnico Torpignattara. Lì dove le vite si appendono a un filo di speranza, quella del riscatto.
L’autore racconta l’esperienza di Marco, un’esperienza di forza e di coraggio: la difficoltà a uscire da certi ambienti per ritornare a una vita normale, perché anche quando si pensa di essere fuori da questo tipo di realtà, le situazioni sono pronte a riproporsi prepotentemente, senza la prospettiva di una via di scampo.
“Mai avrei pensato che un giorno ci avrei rimesso piede. Nemmeno in un milione di anni l’avrei pensato. Nemmeno nel migliore dei giorni, quello in cui sei talmente di buon umore che ti sembra di essere una specie di san Francesco o che so io, in pace e armonia con tutto il creato. E invece ero di nuovo lì in quella palazzina dove avevo buttato gran parte dei miei migliori anni. Ed ero di nuovo in attesa. E anche i ricordi servivano solo a farmi diventare sempre più nervoso ogni minuto che passava.”
Il rosso delle pozze di sangue provocate dagli spari possono però trasformarsi in amore, quello che salva. Un amore chiamato Melanie o con qualsiasi altro nome. Abbiamo davvero sempre la possibilità di una nuova scelta? Quale è il prezzo da pagare per tornare a vivere?
Fabio Migneco scrive una storia ritmata ora dai movimenti ora dalla strada, ora dagli spari ora dall’amore. Attraversiamo con lui le periferie capitoline così come attraversiamo le sfumature di quel linguaggio vivo che arriva dritto al punto, senza troppi giri di parole. E la corsa si ferma solo quando davanti agli occhi comincia a intravedersi il futuro, una nuova vita, una vita vera fatta di certezze.
Marianna Zito