Il sindaco del Rione Sanità al Piccolo di Milano
L’attore Adriano Pantaleo parla in platea a tu per tu con il pubblico e subito se lo avvicina, lo fa sorridere con una minaccia di sparo a chiunque usi il cellulare durante lo spettacolo. Poi lo usa lui, e inizia la commedia.
Può farlo perché dopotutto è a casa di don Antonio Barracano (un fortissimo Francesco Di Leva) portatore sano dell’archetipo del potere. È un Antonio giovane, moderno, “gomorresco“, sicuramente lontano dall’anziano originale, un capofamiglia con figli più giovani, meno esperienza, meno dolore, meno polvere, ma inevitabilmente più grintoso, e forse per chi guarda risulta immediato empatizzare con la sua viva sete di giustizia. Anche a noi vien voglia di partire da qualche umiliazione subita per costruire il nostro personalissimo senso dell’onore e contagiarne gli altri.
Vince però la dignità dell’onestà, incarnata dal ricco panettiere Arturo Santaniello (un elegante Massimiliano Gallo), in questa versione particolarmente forte del fatto che “ha ragione“, e gli diamo ragione. Potere e onore da una parte, e onestà e ragione dall’altra. Conflitto che viene in qualche modo sublimato dalla figura del medico Fabio Della Ragione (un interessante Giovanni Ludeno) fedele alla causa di don Antonio ma ispirato da altre ambizioni. Anche la fisicità, come continuamente mossa da vettori contrastanti, esprime oscillazione fra estremi inconciliabili. Ma è quasi come se promettesse di conciliarli a commedia finita.
Nonostante il napoletano – nel testo di De Filippo Il sindaco di Rione Sanità con la regia di Mario Martone – si capisce tutto, come raccomanda Adriano all’inizio, e la parola viaggia per tre atti sempre fluidissima e serrata.
Nonostante pugnali solo immaginati, pance troppo gommapiumose, sigarette accese che però in realtà sono spente, può comunque capitare di perdersi, purificarsi nel dramma e (finalmente) dimenticarsi di essere a teatro.
Al Piccolo Teatro Grassi di Milano fino a domenica 28 gennaio.
I.R.