“Il ragazzo dell’ultimo banco” – La storia di Ahmet
Ricomincia la scuola in una cittadina dell’Inghilterra, ma che può essere una cittadina di un qualunque luogo nel mondo. La classe è quasi al completo, c’è solo un banco vuoto, in fondo. Da chi sarà occupato? Presto la domanda di Alexa, Josie, Michael e Tom avrà una risposta, perché quello -non molto più tardi dall’inizio dell’anno scolastico – diventerà il banco di Ahmet.
Questa è la storia dell’integrazione di un Bambino Rifugiato, della sua forza e della forza di chi lo circonda, adulti ma soprattutto bambini. Alexa, va contro coloro che lo additano come pericoloso o come affetto da una malattia contagiosa; va contro il bulletto di scuola e contro l’ignoranza, affinché Ahmet diventi, a ogni costo, suo amico. Ahmet ha nove anni e parla una lingua sconosciuta, ma nemmeno questo fermerà la protagonista e i suoi amici, che insieme riusciranno a parlare un linguaggio semplice, comprensibile e universale. Ascoltano attenti l’adulto colto, che motiva le situazioni differenti dalle nostre, “… stavano cercando un posto nuovo dove vivere perché da loro non si poteva più”, le situazioni di guerra e le difficoltà di chi è un rifugiato, il loro dramma e ancora, per chi riesce a toccare una nuova terra, la difficoltà di ambientarsi in un posto nuovo, una scuola nuova. E da qui, questi ometti e donnine del futuro cominciano anche la scoperta di posti lontani e diversi dalla propria cultura, come la Siria o il Libano, e le loro usanze e tradizioni; scoprono che Ahmet è un calciatore professionista e ha tante cose anche lui da poter insegnare a loro.
Con “Il ragazzo dell’ultimo banco” (La Nuova Frontiera Junior, pp. 272, euro 17, traduzione italiana di Angela Ricci), Onjali Q. Raúf ci parla di bambini che sono pronti a tutto, anche mettendosi nei guai, ci parla di bambini che vogliono, possono e riescono a salvare il mondo!
Parte della ricavato della vendita del libro sarà devoluto, per scelta dell'autrice, ad associazioni ONG che si occupano di rifugiati.
Marianna Zito