“Il dilemma del Delay Lama”: il nuovo ruggito della rock band romana Vinnie Jonez
L’11 marzo è uscito su tutte le piattaforme digitali “Il dilemma del Delay Lama” della rock band romana Vinnie Jonez. Il disco, che esce a distanza di un anno dall’EP “Più calmo di te”, è stato anticipato dal singolo “Montecristo”. Le nove canzoni dell’album sono state composte tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 da Gianluca Sacchi e arrangiati con tutta la band. La Vinnie Jonez Band è formata da: Gianluca Sacchi (voce, chitarra, synth), Marco Cleva (chitarra), Francesco Fiacchi (basso), Andrea Ilardi (batteria).
In copertina troviamo in primo piano un gatto che fa capolino dalla spalla di chi lo tiene in braccio, con la zampa anteriore destra in bella vista e la mano della padrona che si scorge ad accarezzargli la testa. Un’immagine tenera per un disco di rock potente ed energico con, in particolare, delle parti di assolo lodevoli e gustose in ogni brano. Non c’è brano che non racchiuda l’impronta decisa e graffiante della band, che non si abbandona mai completamente a ritmi tranquilli, tenendo sempre alto il grado di impatto sonoro.
Andiamo nel dettaglio.
“Magnolia” assale subito con il suo riff, ma è il ritornello che conquista con la sua melodia che si insinua subito nel cervello: “non so chi sei, ma così sia, non sento nulla, è un’anomalia, è forte l’idea che trama in questa città, qui l’ombra non ti assalirà”. Il finale sorprende: soffuso e in sordina.
“Montecristo” prosegue l’ondata di energia rock ruvido e viscerale, che accompagna il testo ispirato al romanzo di Dumas. Il ritornello, malinconico, vocalmente compie un excursus che va dall’apparente calma all’intenzione graffiante: “non c’è un veleno che cancelli il male al mio tre, in un mondo più giusto saresti qui con me, ho rincorso il tempo lo sai, dissotterrando i miei guai per poi capire che non ho più nient per te, niente per te”.
“Tre” ruggisce e porta nel suono malinconia e rabbia allo stesso tempo incentivati dagli stacchi nelle strofe per poi galoppare veloce nel ritornello potente “lo escluderei, ma al buio non saprei, tutto è chiuso e cade a pezzi, finisce il gioco e finisce qui”.
“A macchia d’odio” ha un ritmo veloce e martellante e la voce spinge forte sulle note della prima strofa per poi acquietarsi nei giri successivi, in cui si limita a fare un coro di accompagnamento all’arrangiamento, che assomiglia, metaforicamente, a una macchia, forse quella del titolo; la voce nella seconda e terza strofa usa il megafono per arrivare un annuncio lapidario: “quando tutto sarà finito sarà troppo tardi”.
“Va tutto bene o va bene tutto” una frase che già nel titolo mostra come il significato può cambiare totalmente a seconda della posizione delle parole. La strofa si trova sul confine tra parlato e cantato mentre il ritornello arriva prima in chitarra e voce, dando una breve tregua, poi, dopo la seconda strofa, al completo con gli altri strumenti: “prendi la mira e colpisci più forte che puoi, tanto qui va bene tutto o va tutto bene, chiudi gli occhi, affonda”. Finale in grande stile con i fiati che vengono gradualmente lasciati soli a chiudere la canzone.
“Inferno” crea una sonorità si tensione nelle strofe che ben si abbina al titolo, nel ritornello la voce perlustra un range medio basso che si amalgama perfettamente al resto; il testo è spietato: “non è un sogno, non saprei come immaginarlo tutto il tuo amore il tuo odio, il dolore mi spezzi e questo odore che non va via lontano da qua, tutto qui il tuo odio, il tuo amore il dolore era solo rancore”.
“Tutti i miei rancori” inizia con un riff che si arricchisce poco a poco per dare poi il giusto avvio, con la voce che si fa emblema dei rancori del titolo: “cosa vuoi per lasciarmi andare? Cosa vuoi per lasciarmi guardare? cosa vuoi per potermi sfiorare?”
“Ancora un minuto” illude nel suo iniziale ritmo più tranquillo, corredato da un riff malinconico, che sfocia in un ritornello con una melodia trascinante e struggente: “fosse per me, me ne andrei, ora o mai più, lasciando tutto a sé, qui c’è solo odore di vuoto, so che mi cercherai, ovunque lo farai, ancora un minuto e spera che non sia l’ultimo”.
“Veleno” è una canzone melodica, una ballata sempre con un forte impatto ritmico, in cui la voce è più in risalto; l’arrangiamento alterna momenti di tregua a momenti di grande energia: “se penso a come ho speso male il mio tempo che non tornerà, cerco ancora quel veleno, mostrava i denti urlando”.
“Il dilemma del Delay Lama” è senza dubbio un disco che ruggisce e che porta energia in ogni messaggio, portando alla ribalta la parte più grezza e più istintiva delle emozioni.
Roberta Usardi
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