Il canto d’amore di Latini al Teatro Vascello
“Vi prego, non svegliate il mio amore che dorme”
Parola mutata canto. Canto mutato amore. Primavera. Il Cantico dei Cantici di Roberto Latini è essenza di fiori che invade la sala del Teatro Vascello, parole in aria che ci attraversano la pelle per addentrarsi nell’animo, nell’io. Parole ora dure ora dolci, ora urlate ora sussurrate. Ora a lui ora a lei. Vibrazioni dell’anima da una radio on-air di questo joker arreso ma sempre alla ricerca del momento giusto per il suo ultimo passo di danza. Estasi del primo amore o dell’ultimo, forse. Estasi da urlare al mondo, oltre sé per poi rientrare in sé, nella solitudine del non pronunciamento.
Al Cantico dei Cantico di Salomone si intrecciano i riferimenti più disparati attuali e non e con le straordinarie musiche – che vanno e vengono – di Gianluca Misiti, prende vita e si ripete più volte questa voce umana di amore e bellezza, questo essere fuoco e vento, acqua e terra, aria e fango. Un percorso onirico, intellettuale di ricerca e di abbandono, di abbandono e di ricerca. Un inno d’amore, di carne viva, di tremore e di angoscia, di dissolutezza.
Roberto Latini chiude così i suoi tre appuntamenti a Roma, lasciandoci con un monito, con una speranza, una rassegnazione. Per ognuno è qualcosa di diverso, ma pur sempre qualcosa. Diciamo grazie alla raffinatezza e all’immensità di questo Maestro dell’anima che di immensità si nutre e, tutte le volte, ci nutre.
Al Teatro Vascello di Roma fino al 22 aprile.
Marianna Zito
Foto di Fabio Lovino