Enzo Moscato innalza il suo “Modo Minore” al Teatro India di Roma

Lunghissimi gli applausi per Enzo Moscato ieri sera al Teatro India di Roma per il suo “Modo Minore”, uno spettacolo di parole e musica realizzato dalla Compagnia Teatrale Enzo Moscato/Casa del Contemporaneo.
Recita e canta Enzo Moscato, riattraversando gli anni della sua adolescenza e portando nel cuore di Roma quella Napoli dei Quartieri Spagnoli del dopoguerra, dagli anni ’50 agli anni ’70 del Novecento, attraverso melodie dimenticate e riadattamenti di canzoni famose, come Gaber, Tenco e Dalida. I suoni, le melodie e la voce si sovrappongono mischiando ritornelli e motivi famosi, passando da motivi malinconici e romantici come Ciao amore ciao all’entusiasmo di O jukebox ‘e Carmela’ e all’ironia di Ugo Calise e la sua L’ammore mio è… frangese, e tanti altri ancora. I suoni si espandono abbracciando le parole di questo artista poliedrico e carismatico che ci avvolge al punto che nessuno vuol più lasciare la sala. Un viaggio nel passato di chi quegli anni li ha vissuti ma che travolge e si insinua anche nella memoria dei più giovani, in una danza in modo minore, ovvero nell’umiltà, da una parte all’altra, attraverso musiche dimenticate che riaffiorano e tornano a vivere.
Con la direzione musicale di Pasquale Scialò e con Paolo Cimmino, Antonio Colica, Antonio Pepe, Claudio Romano, “Modo Minore” è uno dei quegli spettacoli che riempiono l’anima e il cuore e che porterete a spasso con voi, per le strade, canticchiandolo a lungo.
Dal 28 settembre al 2 ottobre, Enzo Moscato sarà ancora al Teatro India di Roma con “Compleanno”, uno spettacolo dedicato ad Annibale Ruccello, drammaturgo scomparso nel 1986 a soli trent’anni. Scritta pochi mesi dopo il tragico incidente, la pièce sviluppa il doppio tema dell’assenza e del delirio, intesi come produzioni di parole, suoni, visioni, gesti, mirate a colmare il vuoto dell’esistenza e forse del teatro stesso. Una specie di esercizio quotidiano del dolore, del controllo ed elaborazione della pulsione di morte, un ciclico ricorrere di ricordi di cui sorridere come a una festa. Un capolavoro linguistico, tra gli spettacoli più intensi e rappresentati del repertorio di Enzo Moscato.
Marianna Zito