IL BIANCO ASSORDANTE DI VAN GOGH AL TEATRO MANZONI DI MILANO
Lo spettacolo scritto da Stefano Massini“Vincent Van Gogh – L’odore assordante del bianco” ha debuttato a Milano al Teatro Manzoni il 15 novembre, con protagonista Alessandro Preziosi. La scena, semplicissima e d’effetto, creata da Marta Crisolini Malatesta, è costituita da un piano inclinato e si apre con Van Gogh che, accovacciato per terra, rotola dalla cima al fondo, cullato dalla voce di un bambino che fa da tenera didascalia e localizza il luogo in cui ci troviamo: un ospedale con malati di mente.
Piano inclinato e pareti sono rigorosamente bianche così come le vesti di Van Gogh. Le pareti intorno contengono i contorni illusori dei corvi, una libertà murata e imprigionata. Non solo siamo nella stanza di Van Gogh, sembra che il luogo sia anche riflesso della mente malata che imprigiona e inchioda. Van Gogh/Preziosi soffre, non assume mai una posizione eretta, ma sempre china, tormentata in sintonia con il piano inclinato della scena. Solo quando giunge in visita il fratello Theo (Massimo Nicolini), col quale esiste un forte legame, sembra trovare una fioca via di uscita. L’ospedale, con il suo monocolore e le sue regole, uccidono la creatività, legano ad abitudini frustranti e a maltrattamenti e non sembra possa offrire alcuna possibilità di miglioramento. Una prigione senza colore e senza segni di vita, a parte una pianta, ma anch’essa fiorisce in bianco, non dà nessun tocco di vivacità né la speranza che Vincent disperatamente cerca per poter ritrovare lo stimolo di vivere.
Il suo forte desiderio di vita lo porta a pagare un infermiere corrotto per poter avere una tela fatta di un vecchio lenzuolo e poter disegnare usando carboni, il suo unico modo di proteggersi dal regime ferreo dell’ospedale. Dipinge il suo aguzzino, il suo nemico, il suo persecutore, il dottor Vernon-Lazar (Roberto Manzi) che lo stuzzica divertito, aiutato da due infermieri (Alessio Genchi e Vincenzo Zampa). La situazione sembra cambiare quando arriva il direttore dell’ospedale, Peyron (Francesco Biscione) che porta un po’ di umanità, è incuriosito da Van Gogh e gli chiede un ritratto.
Si può uscire dalla propria pazzia? Quanto può fare l’espressione artistica? Come si può distingure la realtà dall’illusione?
Il testo di Stefano Massini va a fondo dentro questi interrogativi e a molti altri, portati in scena da un superbo Alessandro Preziosi e da attori mordenti e incisivi: Massimo Nicolini, Roberto Manzi, Alessio Genchi, Vincenzo Zampa e Francesco Biscione. La regia di Alessandro Maggi si concentra su quello spazio reale ma al tempo stesso interiore all’interno della mente di un artista eccezionale anche nella sua pazzia. Le musiche di Giacomo Vezzani seguono Van Gogh nei suoi movimenti e pensieri, nei suoi desideri. Pur non avendo un momento di particolare climax, lo spettacolo regge, con fitti dialoghi e confronti che mostrano, in particolare nella prima parte, la sottigliezza e la difficoltà di scegliere tra ciò che è bene e ciò che si vorrebbe, per poi trovare un canale di comunicazione, nella seconda parte, che si ricollega all’arte, al bisogno dell’arte per vivere. In scena al Teatro Manzoni di Milano fino al 2 dicembre 2018.
Roberta Usardi