“I segnali discorsivi” (Carocci Editore, Collana Bussole, pp. 126, euro 12) è un piccolo manuale in cui Andrea Sansò, docente e ricercatore di tipologia linguistica, linguistica storica di pragmatica, spiega quegli elementi linguistici presenti in modo costante e frequente all’interno delle conversazioni quotidiane di ognuno di noi (senti…, ma…, …capito?, come no!, dunque, quindi, a proposito). Sono, quindi, segnali che hanno funzioni molteplici all’interno della struttura di un discorso – introduzione, rinforzo o richiesta di conferma – e ne evidenziano la struttura, marcano la dimensione interpersonale del dialogo tra parlante e ascoltatore e mettono in evidenza i processi cognitivi in atto.

Nel primo capitolo è spiegata e analizzata cosa sono i segnali discorsivi e le loro funzioni, tra cui quella principale che è di natura procedurale: il compito di questi segnali è quello di istruire l’ascoltatore su come interpretare l’enunciato, senza intervenire direttamente sul verbo o sul nome; oltre ad altre funzioni che sono quelle interazionali, metatestuali e cognitive.

Il secondo capitolo mostra come nascono e come si sviluppano i segnali discorsivi, considerando che essi sono parte integrante del linguaggio parlato spontaneo e, pertanto, è difficile studiare questi segnali all’interno della fase antica di una lingua; parliamo di questo però ignorando l’esistenza di testi di natura documentaria che, invece, riflettono fedelmente la lingua parlata e ci permettono di condurre indagini diacroniche sui segnali discorsivi, decisive per arrivare a capire i processi di sviluppo dei segnali discorsivi.

Nel terzo capitolo è analizzata la misura in cui questi elementi discorsivi si correlano a variabili sociolinguistiche, che vanno a determinare una variazione nell’uso della lingua per classe di età, variazione di genere, classe sociale, modalità di comunicazione e variazione diatopica, rendendoli così parte integrante e rilevante della comunicazione interpersonale.

Marianna Zito