“HARRYNESS”, UN NATALE CONTROCORRENTE E DISPERATAMENTE COMICO IN SCENA AL TEATRO LINGUAGGICREATIVI
“Harryness is a state of mind.”
È la solitudine a essere al centro di “Harryness”, spettacolo liberamente tratto dal testo di Steven Berkoff “Il Natale di Harry” che ne parla in senso universale ma con un’attualità legata al Natale ormai imminente che lo rende se possibile ancora più “vivo” e assolutamente dirompente per gli spettatori più sensibili al tema.
Harry (Francesco Leschiera), è un quarantenne “medio” che trascorre i suoi ultimi giorni aspettando il Natale in compagnia della TV accesa, dei ricordi di una vita non vissuta, di macchine con gli interni in Alcantara e di un implacabile gatto (Simona Migliori) che lo tormenta impersonando di volta in volta le donne della sua vita e dando così voce e corpo a tutti i suoi fallimenti. Il suo forzato monologo si trasforma così in un dialogo schizofrenico in cui, “tra ripide ascese e vertiginose cadute”, Harry ripercorre la sua relazione incompiuta con i personaggi femminili (il suo grande amore Clara, una madre ingombrante e prevaricatrice ecc.) di una vita vissuta sempre “sotto il cellophane”. Nemmeno un amico con cui brindare; un telefono che non suona mai; nessuno che davvero voglia parlare con lui… a parte naturalmente il gatto, dolce e spietato aguzzino che sa quali tasti toccare per portarlo alla disperazione più estrema.
Al Teatro LinguaggiCreativi di Milano, la regia di Paolo Trotti crea un gioco che, per quanto destinato a concludersi tragicamente, segue il filo di un gomitolo fatto di ironia, allegria immotivata, musica (con il contributo delle scelte musicali e dei suoni di Antonello Antinolfi), cambi di umore e di situazioni che lo rendono imprevedibile e quindi mai scontato per lo spettatore. Molto bravi gli interpreti a farci entrare, tra delirio e cupa realtà, nel mondo creato dai loro pensieri.
HARRY CHRISTMAS!
A.B.