“Ciao amico ci sei mancato”: la realtà è offline
“Ciao amico ci sei mancato” (Elliot Edizioni, pp. 193, euro 20) è il romanzo con cui Richard Owain Roberts ha vinto, nel 2020, il Not the Booker Prize, premio istituito dal giornale inglese “The Guardian”.
“Voglio farlo, dice Hill. Non importa cosa sia, ma voglio provare la sensazione che fare qualcosa sia ancora possibile, o concepibile, o quello che è.”
Hill è un giovane sceneggiatore in crisi che è stato notato per un suo lavoro dal famoso produttore Jack Black, il quale poi è sparito nel nulla.
La sua vita non è forse al massimo della forma sia sul piano sentimentale (ha perso la moglie da pochi anni) sia familiare (non ha mai smesso di incolpare il padre del suicidio della madre, avvenuto quando era bambino). Ora che il padre, Roger, sta morendo, Hill deve tornare nell’isola del Galles in cui è cresciuto.
Qui conoscerà Trudy che, con molte difficoltà, prova a ricordargli cos’è la vita reale: senza bisogno di un’app del telefono che riproduce i suoni della natura per rilassarsi, quando la natura è già intorno a te; feste in casa; provare a fare pace col padre e coi ricordi; uno smoothie da gustare.
Tra Netflix, social media e le e-mail al produttore latitante Jack Black, destinate a restare in “bozze”, emerge il ritratto di una generazione a tratti ossessiva come il messaggio pubblicitario che Hill riceve a ripetizione dalla catena Domino’s Pizza sul suo cellulare: “Ciao amico ci sei mancato”.
“Quando si è scaricato il telefono, non so, ho pensato che forse era la cosa migliore che mi fosse successa da quando sono qui, dice Hill. Era buio, non riuscivo a vedere niente di niente, e sembrava possibile pensare. Mi sono ricordato il muso della mia cagnolina (…) è stato bello sentirsi connesso a un’esperienza emotiva che non fosse legata in qualche modo a qualcosa tuttora importante.”
Dettagli, descrizioni minuto per minuto per tenerci ancorati al mondo reale, al momento presente, l’unico che abbiamo, da sempre. E allo stesso tempo, una narrazione frammentata che ci riporta alle vite che condividiamo e vediamo condivise online: pezzi sparsi che non fanno un intero, non uno necessariamente vero.
E questa non vuole essere la demonizzazione della tecnologia, solo un gentile reminder a usarla con consapevolezza.
“Godiamoci questo smoothie. Godiamoci lo stare qui seduti e basta.”
Il telefono che lampeggia per i messaggi, le chiamate, le notifiche ci tiene lontani da esperienze emotive più profonde e meno immediate se gli lasciamo prendere il sopravvento. Peggio, il controllo. Speso scompare l’unica vera necessità che dovremmo avere: fare le cose che amiamo e che ci fanno stare bene, evitando l’autolesionismo. Una necessità che viene opacizzata, nascosta da altre che sono solo apparenti, ma somigliano più a ossessioni se le guardiamo a un minimo di distanza.
“Prova a esistere meglio che puoi, pensa Hill.
Esisti in silenzio, pensa Hill.
Meno schede aperte, pensa Hill.
Sii più aperto, pensa Hill.”
Laura Franchi