GEPPETTO E GEPPETTO al Teatro Elfo Puccini di Milano
GEPPETTO E GEPPETTO
scritto e diretto da Tindaro Granata
allestimento Margherita Baldoni
movimenti di scena Micaela Sapienza
con Alessia Bellotto, Angelo Di Genio, Tindaro Granata, Carlo Guasconi, Paolo Li Volsi, Lucia Rea, Roberta Rosignoli
luci e suoni Cristiano Cramerotti
coproduzione Teatro Stabile di Genova, Festival delle Colline Torinesi, Proxima Res
Esiste o è mai esistita una famiglia “normale? Come è fatta una famiglia normale? Questi sono solo due tra i numerosi interrogativi che lo spettacolo di Tindaro Granata propone a teatro, riuscendo benissimo a trasmettere al pubblico quanto la parola “normale” sia soggettiva e non esista una definizione universale.
In scena si assiste alla storia di una coppia gay che vuole adottare un figlio e che per farlo va negli Stati Uniti e si avvale dell’utero in affitto, cosa che in Italia non è possibile fare. Questa scelta scatena svariate reazioni, perché se da una parte permette il coronamento di un sogno d’amore, seppur uno solo dei due sarebbe il padre naturale, dall’altra invece pone dubbi e perplessità sulla crescita del figlio e sull’inserimento in società. Ma come Geppetto, non avendo un figlio, decide di costruirselo, anche qui i due padri, Geppetto e Geppetto, si danno l’opportunità di procrearlo nell’unico modo che hanno a disposizione.
Vediamo poi il figlio che cresce, che va a scuola e viene schernito dai compagni per la sua famiglia atipica. La scelta dei due padri è difficile da accettare soprattutto nel periodo della crescita da bambino ad adolescente dove scalpita, si ribella e rinfaccia. Una famiglia con due padri è forse meno normale di un madre che alleva da sola la figlia dopo l’abbandono del marito? O di una famiglia con un figlio obbligato a seguire una determinata strada piuttosto che le sue predisposizioni naturali?
Quasi due ore, agili, in cui si alternano grasse risate a momenti di profonda riflessione e di intensa emozione. Con il messaggio, comune a qualsiasi tipo di famiglia, definita normale o meno, che “se ci sarebbe amore…” allora queste domande neanche verrebbero in mente.
Bel testo, ben diretto e con bravissimi attori. Meritatissimo il premio ad Angelo Di Genio (ANCT 2016) per l’interpretazione del figlio Matteo con un bellissimo e commovente monologo finale.
Roberta Usardi