Finché Martha non vi separi. “Chi ha paura di Virginia Woolf?” nella visione di Antonio Latella
A prima vista, Chi ha paura di Virginia Woolf? può apparire come il ritratto di una società benestante, tanto sazia nei bisogni materiali quanto crudelmente inaridita sotto il profilo umano: la famiglia, la scuola e il lavoro trasformano le persone in belve e le relazioni in terreno di caccia; portare allo scontro senza esclusione di colpi due coppie appartenenti a una delle sfere più rispettabili (l’ambito accademico) è un modo forte e chiaro per smascherare un consorzio civile senza scrupoli, fondato sull’ipocrisia e sulla manipolazione. Tuttavia, se il testo di Edward Albee è diventato di culto fin dalla prima edizione, cioè dal 1962 – oltre seicento repliche consecutive a Broadway e una applauditissima versione cinematografica diretta nel 1966 da un esordiente Mike Nichols – e se tutt’oggi, nell’allestimento prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria per la regia di Antonio Latella, mantiene intatto il suo carattere incandescente significa che c’è molto di più. Grattando sotto l’onesta ma convenzionale etichetta di “gioco al massacro” possiamo trovare anime tormentate, grovigli di desideri, promesse e sensi di colpa. Forse allora non si tratta di smascherare il lupo che ciascun individuo rappresenta per il suo prossimo, bensì di far intravedere, con il favore della notte e dello spirito alcolico, l’amore che sopravvive ai colpi e ai dardi, ai morsi e agli artigli.
Il primo atto porta il titolo Fun and games. Il sipario si alza a divertimento già in procinto di concludersi: reduci da una festa di benvenuto che si è protratta fino a tardi, Martha (una vulcanica Sonia Bergamasco) si diverte al pianoforte mentre suo marito George (Vinicio Marchioni) fa avanti e indietro dalla poltrona al mobile bar, come tra due postazioni di battaglia. Sopraggiungono, nonostante l’orario e la comprensibile stanchezza, i nuovi arrivati Nick e Honey (Ludovico Fededegni e Paola Giannini), invitati da Martha su esplicita raccomandazione del padre, che incidentalmente è l’autorità massima all’interno del college e che assume, poco alla volta, i tratti di un Minosse-roditore che esamina, giudica e orribilmente squittisce sul destino di tutti. Armati, all’apparenza, solo della loro personale cortesia, Nick e Honey assistono – nella duplice valenza del termine, spettatori che guardano qualcosa svolgersi di fronte ai propri occhi e al contempo lo rendono possibile, lo alimentano dando in pasto se stessi – a un conflitto che arriverà a deflagrazione nei successivi due atti intitolati Walpurgisnacht e The Exorcism.
Cento pagine non basterebbero per esaurire le cose da dire sugli ingredienti di questo spettacolo (a partire dalla traduzione di Monica Capuani, alla scenografia curata da Annelisa Zaccheria che avvolge i protagonisti con la stessa letalità di una foglia di pianta carnivora) e alla ricetta con cui sono stati abilmente legati. Il processo creativo che ha reso possibile tutto ciò è raccontato in modo più unico che raro da Linda Dalisi nel libro Dramagia. Edward Albee e il mestiere del dramaturg (edito da Emergenze Publishing e Teatro Stabile dell’Umbria, 2022). Ci limiteremo a mettere a fuoco un aspetto: la musicalità, così importante nella vita e nella scrittura di Albee, fa tutt’uno con l’affiatamento strepitoso dei quattro interpreti; il ritmo pervade ciascun movimento, scandendo parole e gesti come tuoni e saette. Personaggi che si dicono tutto senza smarrirsi esigono, del resto, attori e attrici che si danno in tutto, corpo, voce, corde, tasti e pedali.
Chi ha paura di Virginia Woolf? prosegue la sua tournée per tutto il mese di Febbraio 2023: in questi giorni, e fino al 12/02 al Teatro Argentina di Roma; in seguito Firenze (14-19/02 Teatro della Pergola), Viterbo (21/02 Teatro dell’Unione), Bari (23-26/02 Teatro Piccinni), Fano (28/02 Teatro della Fortuna).
Visto al Teatro Comunale di Bolzano il 29/01, nella stagione del Teatro Stabile di Bolzano.
Pier Paolo Chini