“Eleanor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman merita una carezza
Devo essere sincero: diffido profondamente di quei libri che vengono esposti nelle vetrine delle librerie come bestseller mondiali, libri che hanno già venduto milioni di copie in 35 paesi e soprattutto (chissà poi perché) diffido quando in quarta di copertina c’è sempre la solita breve concisa nota critica del “The Guardian” o del “The Observer”. Mi sanno di imbroglio. Allora ho sviluppato una mia piccola cattiva azione, perché a me oltre che leggerlo, il libro piace possederlo, annusarlo, sfogliarne le pagine, poter cogliere tra le righe il sudore dell’autore (o dell’autrice), i sogni, le speranze, la fatica, l’amore…
Cattiva azione, dicevo, e cioè entrare in una grande libreria e aprire a caso il libro “fenomeno” leggendo qualche pagina lasciandosi coinvolgere dalla prima impressione. Ebbene, in questo caso ha funzionato, la prima impressione è stata ottima, “Eleonor Oliphant sta benissimo” di Gail Honeyman (Garzanti, pp. 330, euro 17,90) pur non essendo un capolavoro, è un libro piacevolissimo, commovente e vero, indovinato in tutto a cominciare dalla copertina e poi via via dall’incipit all’ultima pagina. Si rimane attaccati alla storia – che diciamola tutta – non è una grande storia, ma è ben scritta, il narrato è veloce, serrato, affascinante e dolce, i personaggi sono veri, umani, goffi magari, ma meravigliosamente reali, così reali che sembra di vederli e provare per loro a volte comprensione, a volte affetto, a volte rabbia ma, comunque, sempre una forma di amore, quasi un desiderio di adottarli per poterli accarezzare, abbracciare, coccolare.
È una lettura che si fa ricordare, che lascia una sensazione di amarezza ma non di sconforto. Ho fatto bene a superare l’iniziale diffidenza e mi piace continuare a sfogliarlo, a tenerlo sopra il comodino accanto al mio sonno per trovarlo accanto al risveglio. Eleanor Oliphant , la dolce tenera Eleanor merita sicuramente un abbraccio e un’affettuosa carezza.
Francesco De Masi