“Il SognatorE” è il primo disco del Tassiello Trio – Intervista a Renato Tassiello
Lo scorso 31 gennaio 2020 è uscito per UltraSound Records “Il SognatorE” il primo disco firmato Tassiello Trio, una formazione composta da Renato Tassiello (batteria), Alberto Sempio (chitarra) e Gigi Andreone (basso). Abbiamo fatto qualche domanda a Renato Tassiello per saperne di più.
Ciao Renato, da pochi mesi è stato pubblicato “Il SognatorE”, il primo disco del trio di cui sei fondatore; sette brani strumentali, sei inediti e una cover, in uno stile che mischia più generi, tra cui jazz, fusion, ritmi africani. Il Tassiello Trio è una formazione consolidata che suona da anni, come è stato il processo creativo del disco?
Ciao! Sì, il Tassiello Trio è stato fondato nel 2012 e l’idea era quella di suonare dei brani di un genere che amo molto che è la Fusion, suoniamo brani di Jaco Pastorius, John Scofield, Weather Report ecc.. ci divertiamo molto a suonare questa musica, ci stimola e ci mette alla prova. Le composizioni sono state scritte tutte da me, ma si tratta di provini fatti a computer e in saletta abbiamo stravolto insieme quasi tutti i brani. Alberto Sempio (chitarra) e Gigi Andreone (basso) hanno contribuito molto allo sviluppo di ogni singolo brano, infatti hanno firmato tutto il disco. Il mio è un gruppo solido, lavoro con loro da oltre 20 anni e abbiamo suonato insieme in diversi contesti permettendoci così di sviluppare un certo affiatamento quindi posso dire che non è il classico disco da solista ma di una band a mio nome dove ognuno ci mette del suo.
Nei sei brani inediti ti sei ispirato spesso a musicisti che ammiri, come Herbie Hancock, John Scofield, ma anche da figure che non rientrano in ambito musicale, come Elon Musk; con il trio siete partiti da idee ben precise su cui lavorare?
Ogni brano ha una storia, un pensiero, ma si è sviluppato tutto strada facendo, ad esempio: “Mr Herbie” l’ho scritta ispirandomi ovviamente al grande Herbie Hancock, in particolare ad un disco intitolato “Sextant” pubblicato nel 1973 che fu descritto dalla critica come il lavoro più astratto e psichedelico della sua carriera. “The Splinter” è ispirato a John Scofield ed è percepibile ai più attenti il tema spigoloso e la sonorità del brano che richiamano la sua musica. “Big Event”, prima traccia del disco, inizia con il countdown della Nasa dell’Apollo 11 ed è dedicato a tutte quelle persone che hanno rischiato investendo, mettendoci la faccia per creare qualcosa di innovativo. Ho letto la biografia di Elon Musk e mi ha colpito la sua storia, ammiro il suo modo di pensare in grande e il suo coraggio nel credere in progetti così ambiziosi come quello di colonizzare Marte. Ho pubblicato un videoclip del brano la settimana scorsa. Non è facile comunicare questi pensieri con questa musica, non avendo un testo come nelle canzoni ho dovuto utilizzare dei suoni che potessero far immaginare queste atmosfere. Ho cercato di collegare tutti i brani con delle sonorità surreali e psichedeliche proprio per cercare di rendere chiaro il viaggio all’interno di un “sogno”.
Il brano conclusivo del disco è “Caravan”, come mai questa scelta, ha un significato particolare?
“Caravan” è un brano molto importante per me, è stato il primo brano Jazz che ascoltai da ragazzino e mi fece innamorare di questa musica della quale sono appassionato tutt’ora. L’idea di aver avuto modo di suonare questo brano sul disco in duetto con una leggenda del jazz italiano come Paolo Tomelleri mi fa onore.
Il titolo del disco è “Il SognatorE” con la “e” rovesciata nel font del titolo, ma è anche il titolo di uno dei brani, è la tua descrizione in musica?
La “E” maiuscola e rovesciata è un modo per rendere particolare la copertina e il titolo del disco è molto autobiografico come si può intuire. Io sono sempre stato un “Sognatore”, forse per evadere dalla realtà, che a volte è davvero un incubo. È un po’ la mia filosofia di vita, ovvero credere nei propri sogni e non arrendersi mai. Quando hai dei sogni o degli obbiettivi la maggior parte della gente tende a smorzarteli e questo è triste. Credo che la salvezza dell’essere umano sia nascosta nei propri desideri. Cerco sempre di trasmettere questo concetto ai miei allievi con questa frase che mi ripeto continuamente anche adesso nei momenti di difficoltà: SE HAI UN SOGNO… DEVI INSEGUIRLO… SEMPRE…
La copertina del disco è molto originale, come è nata questa idea?
L’idea della copertina arriva da un mio caro amico musicista che è anche un eccellente fotografo che si chiama Roberto Zabini . Ha colto perfettamente il mio pensiero musicale e l’ha riprodotto in fotografia.
Nel disco ci sono importanti guests: Paolo Tomelleri , Mauro Negri e Gabriele Comeglio, come è nata la vostra collaborazione?
Paolo Tomelleri non lo conoscevo di persona ma sono sempre stato un suo ammiratore. L’ho contattato proponendogli la collaborazione ma non è stato facile convincerlo perchè riteneva il suo modo di suonare non idoneo al progetto . Lui suona jazz tradizionale e i miei brani hanno sonorità moderne, ma il punto era proprio quello: sperimentare e sposare le due espressioni musicali. Alla fine gli è piaciuto molto e siamo rimasti soddisfatti entrambi, mi ha detto che non gli piace riascoltarsi nei dischi, ma nel mio caso si riascolta volentieri. Paolo è una persona di estrema umiltà e molto disponibile, è stata un’esperienza indimenticabile. Mauro Negri è stato un altro mio eroe del jazz durante la mia adolescenza, ascoltavo tutti i suoi dischi e quando ha accettato la collaborazione è stato un altro sogno che si avverava. Mauro è un musicista di fama internazionale e sarà presente in tutti i concerti di presentazione come ospite appena sarà possibile riprendere le attività concertistiche. Gabriele Comeglio l’ho conosciuto all’età di 17 anni e seguivo tutti i concerti della Big Band Jazz Company da lui diretta. Un grande musicista che ho sempre stimato e ammirato, è stato piacevole lavorare con lui in studio perchè ha avuto un grande rispetto per la mia musica e questo mi ha fatto davvero onore.
Con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?
La lista sarebbe davvero lunga, ma per ora sto scrivendo nuova musica e mi sto concentrando su quello. Purtroppo ho dovuto sospendere la promozione live del disco per via del Covid quindi nell’attesa di poter riprendere scrivo e promuovo via web.
Tra le tue svariate esperienze professionali hai avuto modo di accompagnare in tour Mondo Marcio, come è stata come esperienza, così diversa rispetto al genere che suoni con il Tassello Trio?
Sì, con Mondo Marcio lavoro dal 2015 e mi piace molto spaziare da un genere all’altro. Cerco di essere il più versatile possibile ma non è facile, diciamo che mi piace immagazzinare più informazioni possibili nella musica. Non capisco perchè a volte in Italia (e non solo) ci sia questa mentalità di catalogare la musica. Chi suona Jazz non può suonare Rock e viceversa. Mi rendo conto che molte volte mi scontro con dei mondi estremamente diversi dal punto di vista culturale e sociale e ci sono delle difficoltà di comprensione. Credo che la musica sia troppo grande per poter essere catalogata. Se uno riesce a suonare bene generi diversi non capisco perchè non possa farlo. Io non mi sento uno di quelli ma provo sempre a suonare anche stili che in realtà non domino bene.
Quando ripartiranno i concerti dal vivo tornerai alla promozione del disco, aggiungerai altri brani alla tracklist de “Il SognatorE”?
Certo che riprenderò con la promozione live e non vedo l’ora! C’era in proggramma un mini tour di 6 date con ospite Mauro Negri, ma non credo aggiungerò nuovi brani. Abbiamo fatto una sola data prima di dover interrompere, è un concerto ben studiato con proiezioni e con un filo conduttore tra un brano e l’altro, dove racconto la storia di ogni singolo brano e credo che lo manterrò così. Per me è importante lasciare un messaggio al pubblico perchè non vuole essere solo un’esibizione fine a se stessa.
Ultima domanda: come vedi oggi il mestiere del musicista professionista?
Bella domanda… Credo sia cambiata radicalmente la situazione negli ultimi 20 anni. Prima c’era un sacco di lavoro e pochi musicisti bravi, oggi ci sono un sacco di musicisti bravi e poco lavoro. Chi si affaccia a questa professione non ha modo di farsi conoscere. Mancano i locali dove potersi esibire, prima ti facevi conoscere facendo jam session e da cosa nasceva cosa. Oggi se non hai un canale YouTube e una pagina Facebook dove poter caricare le tue cose non esisti, da un lato abbiamo una tecnologia che ci permette di fare cose incredibili. Non so se sia meglio o peggio . Credo solo che si debba cercare di far qualcosa di proprio, di personale, esprimendo la propria visione, altrimenti c’è il rischio che per quanto tu sia bravo non riesca comunque ad emergere.
Roberta Usardi
https://www.facebook.com/RenatoTassielloTrio/