“Dove il mondo finisce. In vespa lungo la Ruta 40” di Lorenzo Franchini
Un gruppo di appassionati prima e di amici poi, all’avventura in un raid internazionale, verso uno dei posti più sperduti del mondo, a cavallo delle loro Vespa! Un viaggio in Argentina, in sella dalla Pampa fino all’estrema Patagonia che è raccontato con dedizione ed entusiasmo da Lorenzo Franchini nel libro “Dove il mondo finisce. In vespa lungo la Ruta 40” (Alpine Studio 2019, pp. 374, euro 16,80).
“Volendo definire il momento esatto in cui il Raid Vespaonline della Terra del Fuoco ha preso il via, potremmo idealmente fissarlo alle ore 20 e 46 minuti di lunedì 31 ottobre, con la solenne apposizione del sigillo doganale alle porte del grande container blu da 40 piedi”.
Attraversare una nazione immensa – con tradizioni diverse e molti limiti, con paesaggi e un clima imprevedibile – significa innanzitutto attraversare se stessi e i propri di limiti accompagnati da quel senso di desolazione che ci accomuna quando ci allontaniamo dalle persone care e dalle abitudini quotidiane. Piccoli incidenti (per fortuna!) e vento fortissimo non sono bastati per fermare questa avventura di passione che, partendo da un fittissimo scambio di e-mail, è culminata con l’attraversamento di un tratto di strada lontano centinaia di chilometri dagli altri esseri umani, fino allo stretto di Magellano per arrivare a Ushuaia, alla Isla Grande de Tierra del Fuego.
Una ventina di partecipanti per un viaggio tra i colori dell’Argentina, durato poco più di due settimane, in cui tutte le Vespa partite da Buenos Aires sono arrivate alla fine: Argento ha acceso la miccia per avviare l’impresa, Tony – ideatore e creatore di vespaonline.com – ha fatto incontrare questo gruppo proveniente da tutta Italia e non solo: Lorenzo, Turbo, Gianka, Flavio, Cesta, Pannokkia, Miki e tutti gli altri… una passione che ha permesso anche la comunicazione tra persone sconosciute e lingue diverse. Un’esperienza indimenticabile!
“La Pampa sconfinata: chilometri e chilometri senza vedere una casa, decine e decine di chilometri senza vedere alcun segno della civiltà. Non si incrociava un automobile, un camion ogni ora al massimo. Le strade erano a nostra totale disposizione.” – Giacomo
Marianna Zito