“Donna blu”: una storia di identità
Antje Rávik Strubel con “Donna blu” (Voland, pp. 394, Euro 20,00), suo ultimo romanzo, si è aggiudicata nel 2021 il Deutscher Buchpreis.
“La disperazione di non essere presi sul serio. Per gli altri non ci sei e basta.”
Adina, Nina, Sala. Sempre lei. Sola in un appartamento di Helsinki, Adina ricostruisce il percorso che l’ha portata lì. Adina è cresciuta in un villaggio nei Monti dei Giganti sul versante ceco, in una stazione sciistica, e in una casa di donne, con la madre e la nonna. Adina che si sentiva un po’ come “l’ultimo dei mohicani” – così si definiva in una chat-room – perché nella zona non c’erano altri coetanei, se non turisti di passaggio. Adina matura dunque il suo desiderio di scappare. Ecco allora la scoperta di sé a Berlino; un incontro tragico durante uno stage in una regione dell’ex Germania Est; l’amore con Leonides, europarlamentare estone e grande sostenitore dei diritti dell’uomo; il legame con Kriistina.
“L’uomo si abitua a tutto. Si pensa sempre che i sistemi del terrore siano favoriti dall’odio, dalla malevolenza o dalla cattiveria. Molto più spesso, invece, a favorirli è il talento tipicamente umano di adattarsi. Perfino alla paura l’uomo si abitua così in fretta da ritenerla una condizione naturale e non ribellarsi più. La paura che ti vengano a prendere di notte e ti trascinino in strada, in qualsiasi momento, in pigiama, quando sei più indifeso, però, non è una condizione naturale.”
In una narrazione frammentata, nella quale non sempre è immediato inserirsi, sono tre i temi che emergono con forza: violenza, lingua/lingua madre, confini geopolitici che mutano facendo mutare anche i confini interiori delle persone. Tre temi, questi, strettamente legati e riassunti nella figura di Adina, ma anche nella sua storia con Leonides.
I confini sono quelli fisici che Adina valica, ma sono anche quelli tra mondo femminile e maschile. Più teneri tra Leonides e Adina. Più crudi e ingiusti tra Adina e Johann Manfred Bengel, il suo tragico incontro. I confini sono anche quelli rappresentati da Leonides che unisce in sé la cultura dell’Est Europa e quella dell’Ovest, e che si batte per una nuova cultura della memoria che porti alla luce anche i lati più scuri dello stalinismo, così come con il Processo di Norimberga, la comunità internazionale ha voluto punire le responsabilità naziste. Emerge dai personaggi di Leonides e Adina un’Europa unita solo sulla carta.
“Le leggi sono come le persone che le fanno. E le persone, come si sa, sono piene di falle. Le leggi di oggi derivano da leggi fatte un tempo dagli uomini. Per questo non sono loro a finire in queste falle, ma tu, indipendentemente da quanto sta scritto nella costituzione.”
Quello di una mancata unione concreta, è un concetto ribadito ed estremizzato attraverso la violenza che Adina subisce. Una violenza che, come sempre accade, è fisica e psicologica insieme. Una violenza che è fatta di beffa sapendo che non si avrà giustizia perché perpetrata da uno dei tanti uomini che pensano di essere dispensati dal rispetto delle (semplici) regole: non devi picchiare. Non devi uccidere. Non devi violentare. Non devi.
“Le parole che abbiamo in testa sono i mondi in cui ci muoviamo.”
Il tema della violenza, a sua volta, si inserisce in un quadro di ricerca dell’identità, che è quella del singolo e contemporaneamente anche quella europea. L’identità passa inevitabilmente dalla lingua: la comunicazione tra Leonides, estone, e Adina, ceca è fatta di traduzione verso l’inglese per potersi capire. Adina deve raccontare la violenza subita in un paese che non è suo, con una lingua che non è quella madre.
“Le donne hanno una storia di strazio alle spalle. Ma si sono portate dietro l’essenziale: loro stesse. La loro patria è il mondo intero.”
In Adina si insinua la speranza di avere una via d’uscita, un’alternativa migliore, di poter azzerare la linea del tempo. Reiventarsi per dare un senso alle cicatrici. C’è una tensione continua, un senso di mancanza di sicurezza che la Strubel riesce a tenere alta per tutto il romanzo. A spezzarla, la figura della Donna Blu che incarna la narrazione stessa. È l’incontro tra l’autrice e la sua poetica, e diventa quasi un intercalare nel racconto, e spesso si confonde col personaggio di Adina, forse è Adina.
Un romanzo complesso perché riflette elementi complessi: quelli storici, culturali, linguistici. Un monito: “Ma la storia non si ripete. Se lasciamo da parte le grandi fratture, procede sempre uguale.”
Laura Franchi