“La bocca delle carpe – Conversazioni con Amélie Nothomb” di Michel Robert
“Conversazione, un termine che la dice lunga. Un incontro tra esseri umani per parlare. Il primo con Amélie avviene per strada. Sotto la pioggia, per puro caso. Il secondo, nel mio salotto. Il terzo nel suo. Il quarto in un caffè. Il quinto nel bosco. Il sesto nel… Ma è importante conoscere dove e quando la conversazione è avvenuta?”
Chiaro e conciso, Michel Robert, scrittore e artista visivo, in questo libro ci racconta un’infinità di aneddoti che hanno costellato e che continuano a popolare la vita e la vena creativa della scrittrice belga Amélie Nothomb. Le conversazioni in questione, ricche di domande ‘botta e risposta’, hanno avuto luogo dal 1995 al 2001. I temi e i periodi da raccontare sono tanti: si scoprono, a poco a poco, le passioni di Amélie, i suoi gusti in fatto di abbigliamento, le idee riguardo la solitudine, la sessualità, l’amore, l’amicizia, la morte, la scrittura compulsiva. Una vita pregna di viaggi quella della Nothomb: Michel Robert ne ripercorre l’infanzia, l’adolescenza, il rapporto con i genitori, i suoi continui spostamenti nel mondo. Basti pensare al Giappone, all’Europa, alla Birmania, al Bangladesh, a Bruxelles… Sono tutti viaggi in cui ha appreso qualcosa ed è rimasta impressionata.
“Tutti i popoli della terra hanno in comune una cosa importante: quella di vivere cercando la felicità”.
E per quanto riguarda il Giappone, sono pagine da leggere d’un fiato, perché lì c’è l’aneddoto più importante, quello che dà il titolo al romanzo.
“La bocca delle carpe – Conversazioni con Amélie Nothomb” (Voland, pp. 102, euro 15) è un’intervista letteraria schietta, decisa a cui la scrittrice belga Amélie Nothomb non si tira certo indietro. La lettura è fluente e spigliata ed è consigliata a tutti i suoi fan, per poter immagazzinare qualche sua particolare visione del mondo, della scrittura e della società odierna.
Per dirla con le parole di Michel Robert, questa è un’intervista in cui “abbiamo riso tanto, fino alle lacrime. I nostri scambi di vedute erano talvolta molto saggi, davvero divertenti, o addirittura un po’ folli…”
Debora Colangelo