Politica, guerra, amore e odio: “La fedeltà della spia” di Peter Cunningham
Il conflitto in Irlanda del Nord raccontato da uno scrittore di Waterford, cittadina della Repubblica d’Irlanda. “La fedeltà della spia” (Sem, 2023, pp. 240, euro 20, traduzione di Laura Grandi) di Peter Cunningham, è una spy story ambientata tra due mondi, luoghi di confine tra l’Eire e l’Ulster, aree insanguinate intorno ad un conflitto fratricida che ha visto informatori e spie infiltrarsi e dileguarsi in pochi metri di terra di nessuno.
Il protagonista di questo bellissimo romanzo, che parla di politica, guerra, amore e odio, si chiama Marty Ransom, figlio di un ex membro dell’esercito britannico, ma anche funzionario diplomatico irlandese, cugino di un leader dell’Ira e agente infiltrato dell’intelligence britannica. Personaggio enigmatico che incarna le vesti di chi difende i valori di una Repubblica, di chi combatte contro l’occupante britannico e di colui che nel contempo occupante ed invasore lo è nel vero senso della parola. Sentimenti contrastanti che non combaciano mai tra loro e rappresentano nel pieno una delle figure emblematiche del conflitto nordirlandese, l’informatore.
Tutto questo incarna tra le righe e metaforicamente la stessa condizione irlandese, quella di un popolo sopraffatto per secoli, ribelle per natura e fedele alla causa per necessità. Un popolo che inevitabilmente ha subito l’influenza britannica, a tratti vera e propria sottomissione potremmo definirla, e se è vero che “la libertà inizia nel sangue ma si dimostra con le possibilità economiche”, come afferma un funzionario del ministero degli Esteri al protagonista Marty Ransom, è anche vero che l’assoggettarsi ad un Governo invasore non è riuscito a scalfire il desiderio di libertà del popolo irlandese da nord a sud.
Un libro potente e meraviglioso come solo la storia d’Irlanda può secernere, che dal profondo del suo doloroso passato ci conduce sino al rifiorire della sua spontanea e gioiosa natura.
Salvatore Di Noia