“Dalla parte degli Ultimi” – I colloqui tra Roberto Sardelli e Massimiliano Fiorucci
Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati… (…) La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. La vostra “scuola dell’obbligo” ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi (insegnanti) che li perdete e non tornate a cercarli.
– Don Lorenzo Milani –
Cosa significa creare una scuola dove una scuola non c’è? Cosa significa insegnare, alla fine degli anni ’60, nella borgata dell’Acquedotto Felice, dove circa 650 famiglie di migranti provenienti dal centro-sud sono costrette a vivere nelle baracche? Ha cominciato don Milani in Toscana e lo ha seguito, a Roma, don Roberto Sardelli, scegliendo anche lui come “casa” l’Aquedotto Felice, ma non solo, decidendo di aprire proprio lì la sua scuola, nella baracca n. 725, di soli 9 metri quadri. Il suo obiettivo era fare in modo che quei bambini, il cui destino era pressoché già segnato, prendessero coscienza della propria condizione di povertà e miseria attraverso lo studio, per riuscire ad affrontarla e, perché no, a superarla o addirittura sconfiggerla: uno “studio a tempo pieno”, per cambiare innanzitutto se stessi; per arrivare, domani, a cambiare la realtà e affinché i portatori di bisogni potessero diventare portatori di diritti.
Nella sua prefazione, Alessandro Portelli dice che “don Roberto non è mai stato altro che un prete, un prete che credeva profondamente nel Vangelo come messaggio di liberazione degli ‘ultimi’ e degli oppressi”. Nel libro “Dalla parte degli Ultimi” edito da Donzelli, Massimiliano Fiorucci raccoglie i suoi colloqui con don Roberto Sardelli, dall’ottobre del 2015 al giugno del 2016, in cui raccontano anche la nascita e l’esperienza della Scuola 725: un grande progetto pedagogico di scuola popolare, che avvenne in Italia alla fine degli anni ’60, che vede “l’educazione come strumento di liberazione”, come riscatto sociale; ragionare sempre e non tacere, per uscire dal degrado e dalla miseria, ma non solo. Bisogna puntare sulla partecipazione attiva dei ragazzi, per dar loro in mano la chiave per riuscire a capire il mondo e stare al mondo: essere cittadini attivi del mondo, per farli riappropriare del proprio sapere e della propria dignità, anche attraverso la militanza politica, questo voleva don Roberto. Scelte pedagogiche e intuizioni che, affinate, si riscontrano oggi tra i banchi di scuola, dalla peer education al cooperative learning, dove i ragazzi lavorano insieme e il più bravo è pronto ad aiutare il meno bravo. Strumenti di sviluppo e progresso sociale, perché la scuola è l’unica istituzione che “continua a rappresentare uno dei pochi presidi di democrazia reale”, persino in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui anche la scuola è un anello debole, in cui il confronto e le relazioni dirette si sono offuscate.
I colloqui hanno seguito delle tracce legate a temi differenti e hanno dato vita a delle lunghe interviste sull’attualità e sulla incapacità della società di rispondere alle esigenze degli emarginati, oltre la semplice assistenza; sul rapporto di don Roberto con don Lorenzo Milani e la Scuola di Barbiana; sui baraccati all’Acquedotto Felice e la nascita della Scuola 725; sulla “Lettera al Sindaco”, un percorso di scrittura collettiva, di cui troviamo la versione integrale in appendice; sull’importanza dei linguaggi e delle diverse forme espressive per formare i cittadini del mondo; sulla critica ai libri di testo della scuola di Stato e il libro “Non tacere”; sul percorso biografico di don Roberto Sardelli, nato in Ciociaria nel 1935; e non mancano le indimenticabili foto di don Roberto con i suoi studenti e i loro significativi disegni. E ancora, sempre in appendice, Una lezione di don Sardelli, intervistato da Alessandro Portelli, nel 2010.
“Non si mangia da soli” diceva don Roberto, così come non si studia da soli e non si impara da soli. Anche lì dove c’è solo un piccolo gruppo si può fare scuola, l’importante è che ci sia sempre un Maestro con la voglia di insegnare e che ci siano tante piccole menti che hanno voglia di imparare il mondo, attraverso gli occhi del loro Maestro.
Marianna Zito