“BESTIE DI SCENA” DI EMMA DANTE AL TEATRO BELLINI DI NAPOLI
“Only you can make this world seem right” The Platters
Parlare di questo spettacolo è quasi impossibile perché la regista palermitana stasera al Teatro Bellini di Napoli mette in scena la vita e le sue dinamiche e nessuno può permettersi di recensire la vita, finiremmo inevitabilmente per farcela scappare dalla mani ricercando una nostra suggestione, un’impressione fugace. L’unica cosa che possiamo fare è viverla intensamente, lasciandoci andare come gli attori sul palco, iniziare all’improvviso e pure di corsa. Del resto quando nasciamo siamo proiettati in questo pazzo pazzo mondo senza punti di riferimento, in un momento qualsiasi della storia. Nessuno di noi sceglie l’inizio, nessuno mai comincia con un bel “signori e signori ecco a voi”. Gli incipit non sono di questo universo.
Emma Dante ci butta nel mezzo dello spettacolo e quando mi siedo non capisco bene quello che sta succedendo, ma tanto io non capisco mai niente davvero, però anche la vita non si capisce, la si può solo improvvisare. “Bestie di scena” sembra tutto un gioco, una preparazione allo spettacolo, un allenamento, quello di tutti i giorni, dei rapporti umani, tra uomini e donne che si rincorrono senza mai prendersi veramente. Le luci sono ancora accese e il teatro resterà illuminato a giorno per quasi tutto il tempo dello spettacolo perché se vuoi parlare di vita non puoi metterla sotto i riflettori, non puoi separarla dal resto. Devi giocare a carte scoperte. Sarà uno spettacolo senza parole, fatto solo di suoni, versi e rumori. Quando i gli artisti iniziano a togliersi i vestiti è ormai troppo tardi per provare a capirci qualcosa, sono già dentro lo spettacolo, sono attore che corre, uomo che si spoglia, donna che si copre. Con questa performance la regista ci prepara alla realtà mettendo in scena il ruolo complicato dell’attore che per l’arte si da completamente.
Gli attori sono nudi perché nudo è l’uomo uguale agli altri uomini e, superati i primi momenti imbarazzanti con mani che provano a celare nudità, perdiamo ogni senso del pudore e i corpi diventano i nostri corpi senza nessun fastidio. Sul palco rispondiamo come meglio possiamo agli stimoli esterni, cerchiamo di capire come muoverci e relazionarci agli altri. Ci siamo stati tutti, e non solo stasera. Ci siamo bagnati scivolando tra le situazioni più disparate, abbiamo visto amici piangere e disperarsi poggiati al citofono di un palazzo come corpi che danzano un ballo sfrenato d’amore sbattendosi e contorcendosi senza ottenere niente, bambole in carne e ossa imitare bambole di porcellana. Amici cercare chiarimenti colpendosi a vicenda fregandosene di tutto e tutti, litigando sotto gli occhi di un pubblico in visibilio. Spadaccini in cerca di vendetta, scimmie urlanti lanciare noccioline e donne dissetarsi alla fonte del sapere. Uomini strofinare il pavimento cercando di pulire coscienze sporche con macchie indelebili. Uno spettacolo fatto di muscoli, tendini, piedi che ballano, mani che sudano e bocche che ridono e si deridono. Gli attori si lanciano alla ricerca disperata e inutile di un senso che non trovano, per poi mostrarsi senza pudore più alcuno, senza imbarazzo di fronte ai proprio spettatori, corpi che prima si celavano adesso si mostrano in tutto il loro splendore, quello vero, quello bello, quello imperfetto e dannatamente meraviglioso. Non c’è un senso in tutto questo, o almeno io non l’ho trovato, ma da domani posso camminare un po’ più nudo per strada, abbandonando i vestiti alle mie spalle, come storie di un passato che non sono più.
Antonio Conte